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IANUS n. 28-2023                                             ISSN 1974-9805





                                            PRESENTAZIONE


                  Il presente fascicolo di Ianus, coordinato dalla cattedra di diritto dell’Unione
               europea, ha carattere monografico ed intende analizzare aspetti diversi del tema
               della  sostenibilità  ambientale  alla  luce  delle  sempre  più  urgenti  emergenze
               ambientali, come, in particolare, quella del cambiamento climatico. Il concetto
               di sviluppo sostenibile, formulato alla fine del secolo scorso, è stato inserito in
               paradigmi giuridici, sia statali che sovranazionali, in cui l’ambiente e le risorse
               naturali  sono  considerate  come  parte  del  patrimonio  di  una  qualche  persona
               giuridica, sia essa privata che pubblica. Di conseguenza, la tutela dell’ambiente
               e  delle  risorse  naturali  era,  ed  è  ancora,  garantita  attraverso  i  tradizionali
               strumenti di diritto che si fondano sul rapporto bilaterale fra offensore ed offeso
               in cui quest’ultimo è il solo ad avere diritto di azione per contestare il danno
               subito.  Anche  il  successivo  riconoscimento,  nell’ambito  dell’ordinamento
               giuridico internazionale, di beni di interesse comune non è stato accompagnato
               da idonei strumenti istituzionali e procedurali che consentano la difesa del bene
               e dell’interesse collettivo nei confronti di qualsiasi soggetto che abbia leso tali
               beni ed interessi.
                  Come  evidenzia  Kathryn  Gwiazdon  nel  suo  saggio  fortemente  critico  e
               provocatorio, gli stessi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, adottati dalle Nazioni
               Unite nel 2015, che dovrebbero costituire la declinazione più ampia del concetto
               di  sviluppo  sostenibile,  hanno  dimostrato  di  essere  difficilmente  attuabili  sin
               dalla loro origine per ragioni di natura storica, politica e giuridica. Tale difficoltà
               è apparsa evidente proprio in ragione del fatto che sia gli ordinamenti giuridici
               nazionali che quello internazionale hanno dimostrato di non possedere adeguati
               apparati di governance per garantire l’attuazione di un obiettivo come quello della
               sostenibilità ambientale delle attività e della stessa esistenza umana nei confronti
               dell’ecosistema del Pianeta. Infatti, mentre gli SDG si esprimono in termini di
               universalità  e  solidarietà,  gli  apparati  giuridici  statali,  sovranazionali  ed
               internazionale  continuano  a  fondare  le  loro  norme  procedurali  ed  operative
               sulla ripartizione tra soggetti titolari di interessi contrapposti.
                  Questo  carattere  di  universalità  e  solidarietà  del  concetto  di  sviluppo
               sostenibile richiede un mutamento profondo degli schemi politici, giuridici ed
               economici  che  gli  Stati  e  gli  organismi  internazionali  utilizzano.  Come
               sottolinea Cristiane Derani, il tentativo di globalizzazione economica e sociale,
               che  ha  avuto  inizio  circa  trent’anni  fa,  ha  prodotto  effetti  devastanti  nelle
               economie e nell’esistenza degli individui per l’assenza di strutture concettuali e
               pratiche  adeguate.  L’esempio  legato  alla  produzione  alimentare  che  si  è
               concentrata in specifiche aree del Pianeta ha dimostrato come la rete di relazioni
               commerciali si è estesa ben oltre i confini di singoli Stati. Tuttavia, eventi quali
               la crescente urbanizzazione, la diminuzione del suolo fertile ed il cambiamento
               climatico  stanno  annullando  l’apparentemente  vantaggiosa  convenienza  degli




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