Page 7 - IANUS n. 27 - L’ECONOMIA DEGLI INTANGIBILI E LE SUE REGOLE. UN DIALOGO INTERDISCIPLINARE - Atti del Convegno del Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici dell’Università degli Studi di Siena (20-21 ottobre 2022)
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IANUS n. 27-2023                    ISSN 1974-9805





                                            PRESENTAZIONE


                  Il  presente  fascicolo  di  Ianus,  coordinato  dal  Prof.  Giovanni  Romano,
               raccoglie gli Atti del convegno del Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici
               dell’Università di Siena, ivi svoltosi nei giorni 20-21 ottobre 2022 e dedicato a
               “L’economia  degli  “intangibili”  e  le  sue  regole.  Un  dialogo  interdisciplinare”.  Il
               Convegno ha visto intervenire numerosi studiosi delle più svariate branche delle
               scienze  giuridiche  ed  economico-aziendali,  invitati  a  riflettere  sui  problemi
               propiziati,  nelle  rispettive  discipline,  dalla  definitiva  ascesa  dell’“economia
               intangibile” a partire dalle suggestioni provenienti da due recenti (e fortunati)
               volumi  degli  economisti  inglesi  Jonathan  HASKEL  e  Stian  WESTLAKE,  che  il
               lettore, pertanto, troverà spesso richiamati negli scritti che seguono.
                  Che  la  definitiva  ascesa  dell’economia  intangibile  segni  un  momento  della
               storia  del  capitalismo  meritevole  di  un’attenta  considerazione  critica,  da
               svolgersi  in  chiave  interdisciplinare  e  multiprospettica,  non  pare  dubbio.  Lo
               sviluppo  del  “capitalismo  immateriale”,  in  effetti,  ha  rappresentato  una
               rivoluzione silenziosa, ma dirompente, la quale, se da un lato solleva questioni
               fondamentali  circa  il  come,  e  da  chi,  la  ricchezza  venga  creata,  controllata  e
               distribuita in un sistema che, in maniera sempre più significativa, nelle attività
               prive  di  consistenza  fisica  ha  per  l’appunto  identificato  le  principali  fonti  di
               generazione  di  nuovo  “valore”,  dall’altro  lato,  e  di  conseguenza,  rende
               ineludibile una riflessione sulle sfide che ciò pone all’ordine giuridico, chiamato
               a restituire, secondo propri giudizi assiologici, adeguate risposte ai problemi che
               nell’ambiente  sociale  s’agitano  a  cagione  di  tale  rinnovato  modo  d’essere
               dell’economia e dei rapporti di produzione.
                  Da questo punto di vista, i primi due saggi, di cui sono rispettivi autori Ugo
               PAGANO  e  Francesco  DENOZZA,  pongono  l’accento  su  aspetti  assolutamente
               cruciali, a partire dalla constatazione di quella che appare come la più decisiva
               differenza tra beni tangibili e intangibili (o almeno alcuni tra i più importanti tra
               questi, a cominciare dalla proprietà intellettuale/industriale). E cioè il fatto che
               nei secondi, diversamente da quanto accade per i primi, la res – la “cosa” – non
               preesiste,  naturalisticamente,  ad  una  data  relazione  d’utilità  col  soggetto  che,
               poi, il diritto, per ragioni di scarsità, interviene a consacrare riconoscendo alla
               cosa la qualità di “bene” e alla relazione di cui essa è stata resa oggetto lo status
               di  situazione  giuridica  soggettiva,  come  tale  normativamente  qualificata  ed
               eventualmente “mercificabile”. Nel caso degli intangibles, viceversa, la creazione
               del “bene” e lo sviluppo delle relative potenzialità mercantili sono esse stesse
               conseguenza della istituzionalizzazione, per tramite delle norme della legge, di
               un novero di facoltà e limitazioni pensate per dar corpo, in accordo e nei limiti
               di decisioni quivi di natura squisitamente politica, ad un processo attributivo e
               circolatorio  che,  secondo  l’accezione  polanyiana  cui  entrambi  gli  Autori  in
               effetti si richiamano, appare allora del tutto “fittizio”. Muovendo da ciò, i due



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