Page 14 - Kathryn Gwiazdon - Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e la “crisi di identità” degli ordinamenti giuridico-politici mondiali
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KATHRYN GWIAZDON
comprende se lo sviluppo sostenibile sia stato ignorato così da diventare una
continuazione della disarmonia tra gli esseri umani e la natura, tra gli esseri umani
e i principi fondamentali della vita da cui dipendono, oppure se esso non sia mai
stato formulato in maniera tale da modificare i possibili paradigmi contrari a tale
obiettivo, come l’incapacità di risolvere i danni provocati all’ambiente dalle
attività umane e il contributo negativo che lo stesso sviluppo può dare al
verificarsi di tali danni.
Nonostante le sfide che possono derivare dall’applicazione del principio di
sviluppo sostenibile, tale principio occupa comunque un posto importante
nell’ambito dell’evoluzione della governance ambientale globale e anche del
diritto nazionale in generale. È innegabile però che il principio dello sviluppo
sostenibile sia un concetto in evoluzione e che deve evolversi progressivamente
con la sua applicazione. In effetti, dai suoi esordi ad oggi, in considerazione anche
dei suoi limiti applicativi, molto è cambiato nella nostra comprensione della
sostenibilità sia come modello di sviluppo sia come modello di vita. È possibile la
sostenibilità attraverso lo sviluppo? È possibile la sostenibilità attraverso la
crescita? Diversi autori autorevoli, tra cui alcuni esponenti di alto profilo
all’interno del sistema delle Nazioni Unite, come Philip Alston (l’ex Rapporteur
speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani), hanno
suggerito che gli SDG debbano essere distaccati dagli obiettivi di crescita
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economica . Non solo la crescita è un obiettivo “facilmente raggiungibile”, ma i
benefici della crescita non sono condivisi equamente, ed è stato totalmente
sbagliato attribuire valore a cose indesiderabili come luoghi di lavoro non sicuri,
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aumento del traffico e inquinamento dilagante . Alston ritiene che porre fine alla
povertà attraverso la crescita economica e “una dipendenza sempre maggiore dal
settore privato” non sia un obiettivo realistico dato che, piuttosto che porre fine
alla povertà, la crescita sfrenata ha portato disuguaglianza estrema, alla precarietà
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diffusa in un mondo di abbondanza, al malcontento e al cambiamento climatico .
Leggere l’intero rapporto di Alston è essenziale per qualsiasi indagine seria che
analizzi l’evoluzione degli SDG . In definitiva, come sostiene Alston, la povertà
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è una scelta politica e ci accompagnerà finché la sua eliminazione non sarà
concepita come una questione di giustizia sociale .A tal fine, si può ritenere che
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la giustizia sociale - non lo sviluppo sostenibile, e certamente non lo sviluppo
25 Così riportato su Nature, Time to revise the Sustainable Development Goals, in www.nature.com/
articles/d41586- 020- 02002- 3.
26 Ibidem.
27 Alston ha sostenuto, nel suo Statement finale, che «le multinazionali e gli investitori attingono dalle
casse pubbliche, mentre le comunità povere sono trascurate e sottoservite», Center for Human Rights and
Global Justice, NY University School of Law, Philip Alston condemns failed global poverty eradication efforts
https://chrgj.org/wp-content/uploads/2020/07/Alston-Poverty-Statement_FINAL.pdf.
28 ALSTON, The parlous state of poverty eradication, Report of the Special Rapporteur on extreme
poverty and human right in https://chrgj.org/wp-content/uploads/2020/07/Alston-Poverty-
Report-FINAL.pdf.
29 Ibidem.
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