Page 88 - IANUS Diritto e finanza - Rivista semestrale di studi giuridici - N. 29 - giugno 2024 - Il diritto alla sostenibilità: strumenti giuridici della transizione ecologica
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MARIANO ROBLES
appare l’esperienza, per certi versi affine, in ambito gius-lavoristico ove, di là da
sintomatiche disposizioni codicistiche environmental compliance (arg. ex art. 2087
c.c.), mette conto osservare la peculiare formulazione dell’art. 28 St. lav. Trattasi
di nozione costruita dal legislatore in modo volutamente ampio e definita, per
questo, «teleologica» e «strutturalmente aperta», poiché stabilisce soltanto la
direzione verso cui la condotta datoriale (non) deve indirizzarsi, lasciando
all’interprete la verifica dei comportamenti materialmente offensivi in contesti
estremamente mutevoli e, per ciò stesso, refrattari alla «legge» (e alla «scienza»).
La conseguenza di tale inquadramento ha indotto parimenti a reputare
«legittimati attivi» ex art. 28 St. lav. anche gli attivisti della c.d. «autonomia
operaia», qualora avessero trovato un ‘coagulo’ a livello nazionale .
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Il Parlamento ha aggiunto (v. art. 22 CSDDD) che le imprese dovranno
implementare un piano di transizione, consultando le parti interessate, tramite
dialogo ‘obbligatorio’ nei loro confronti. Inoltre, le imprese dovranno effettuare
un reporting sull’impatto delle loro attività e sui rischi connessi a livello di supply
chain, richiedendo ai propri partner commerciali specifiche «garanzie» di fonte
contrattuale per il rispetto del proprio codice di condotta e del piano operativo di
prevenzione, estendendo così la rete di protezione dagli impatti negativi lungo
l’intera ‘catena del valore’ di ciascuna impresa coinvolta. Infine, con riguardo alla
comunicazione delle informazioni circa la policy di diligenza dovuta dall’impresa,
queste dovranno essere rese disponibili nel «Punto unico di accesso europeo»
(European Single Access Point, ESAP ex art. 17 CSDDD), per facilitare l’accesso da
parte degli investitori, i quali, al pari di altre eventuali ‘parti lese’, dovranno poter
usufruire da parte degli Stati membri di un plafond delle spese di procedura non
eccessivamente gravoso, ad evitare malcelati disincentivi all’«effettività» delle
tutele esercitabili . Oggetto di tutela diviene, dunque, la «consapevolezza» sullo
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stato dell’ambiente da parte dell’individuo, in quanto «vittima» (potenziale) della
sua alterazione, tramite «coinvolgimento» nell’assunzione di decisioni in materia,
unitamente all’«accesso» ad idonei sistemi «procedimentalizzati», ove
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l’esperienza comparatistica offre convincenti modelli «a cavallo» tra risoluzione
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alternativa delle controversie (ADR) e partecipazione pubblica (Débat Public) .
44 M.G. GAROFALO, Interessi collettivi e comportamento antisindacale dell’imprenditore, Napoli, 1979,
p. 51.
45 Sull’attuale portata del principio di «effettività», cfr. G. VETTORI, Effettività, in Le parole del
diritto. Scritti in onore di Carlo Castronovo, II, Napoli, 2018, p. 639 ss.; ripreso e sviluppato da ID.,
Contratto e rimedi. Verso una società sostenibile, 4 ed., Padova, 2021, spec. p. 65 s.
a
46 Di grande interesse, si mostra M. RUFFATO, Identità, appartenenza e beni comuni: la cittadinanza
oltre una definizione giuridica, in ID., M. DE MARCHI e M. NATALICCHIO, I territori dei cittadini: il lavoro
dell’OLCA (Observatorio Latinoamericano de Conflictos Ambientales), Padova, 2010, p. 41 ss.
47 A termini dell’art. 13 CSDDD. Utile la consultazione di G. ALPA et al. (a cura di), Un progetto
di riforma delle ADR, Napoli, 2017, p. 33 ss. Sul ruolo della «negozialità» in tali scenari, v. ora A.
MANIACI, Autonomia privata e conflitto, in F. DANOVI et al., I patti preconflittuali, Torino, 2019, p. 109
ss.
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