Page 182 - IANUS n. 28 - La rilettura dei paradigmi giuridici tradizionali alla luce dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile
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GIOVANNI BIANCO
1. Rilevanza della periodizzazione storica. Dottrina dello Stato e giuspubblicistica
intorno al 1930, nel periodo di affermazione e consolidazione dello Stato fascista
Ha scritto Eugenio Garin che «periodizzare è utile», così intendendo riferirsi
al penetrante e oppressivo controllo del regime fascista su qualsiasi
manifestazione della cultura, specie a partire dal 1926, al punto che leggere un
testo del 1927 con «lo stesso criterio» di «un testo del 1924 […] potrebbe essere
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fonte di errori» .
La sfera pubblica nel suo insieme, lo Stato, la società, ogni campo della cultura
e del diritto, la circolazione delle idee, subiscono dunque un totale e profondo
riposizionamento alla luce delle dottrine e dell’organizzazione del nuovo Stato
dittatoriale fascista. Anche i dibattiti dottrinari e le opere della giuspubblicistica
italiana di quel periodo storico devono essere interpretate in questa prospettiva.
Per ben comprendere il pensiero del Mortati degli anni ’30 e di inizio anni ’40
e del periodo maceratese necessita dunque un più vasto inquadramento storico-
culturale, teoretico e dommatico.
È del 1932 la voce “Fascismo” dell’Enciclopedia italiana, in cui è scritto che
«un partito che governa totalitariamente una Nazione è un fatto nuovo nella
storia»; che il fascismo è «contro il liberalismo classico», che ha esaurito la sua
funzione storica «da quando lo Stato si è trasformato nella stessa coscienza e
volontà popolare», «il fascismo è per la sola libertà che possa essere una cosa seria,
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la libertà dello Stato e dell’individuo nello Stato» , anche se si afferma che «la
negazione fascista del socialismo, della democrazia, del liberalismo, non devono
tuttavia far credere che il fascismo voglia respingere il mondo a quello che esso
era prima del 1789, che venne indicato come l’anno di apertura del secolo demo-
liberale, non si torna indietro. La dottrina fascista non ha eletto a suo profeta De
Maistre» .
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1 GARIN, Storia della filosofia italiana, Torino, 1978, 1335, che nota pure che «tra il 1925 e il 1926
la situazione politica italiana cambia, il fascismo trionfa, con tutto quello che tale trionfo importa».
2 B. MUSSOLINI, voce Fascismo, in Enc. it., Roma, 1932, 847.
3 B. MUSSOLINI, voce Fascismo, cit., 850. Il DE FELICE sostiene al riguardo nella voce Fascismo,
in Enc. del Novecento, Roma, 1977, II, 911 ss., riferendosi al secondo periodo del regime fascista, gli
anni dal 1925 al 1929, secondo la periodizzazione da lui suggerita, che «momenti essenziali della
costruzione del regime furono lo scioglimento di tutti i partiti e organizzazioni non fascisti, le ‛leggi
eccezionali', la ‛costituzionalizzazione' del Gran Consiglio del Fascismo, l'introduzione del sistema
elettorale a collegio unico nazionale e a lista unica, i provvedimenti in materia sindacale e, infine,
la conclusione dei Trattati del Laterano con la S. Sede». Peraltro, nello studio dell’avvento e
dell’affermazione del regime fascista «è un grave errore il credere che il fascismo sia partito dal
1920, oppure dalla marcia su Roma, con un piano prestabilito, fissato in precedenza, di regime di
dittatura, quale questo regime si è poi organizzato» (così TOGLIATTI, Lezioni sul fascismo, Roma,
1969, 20), ed è di conseguenza «logico domandarsi se i destini del fascismo e dell'Italia più che il 28
ottobre 1922 non furono decisi successivamente, nello scontro tra la componente potenzialmente
costituzionalizzabile del fascismo e quella più legata ad una prospettiva eversivo-piccolo borghese».
(v. DE FELICE, voce Fascismo, cit., 914 ss.). In tema v. i perspicui e notevoli approfondimenti
contenuti in C. AMIRANTE, Introduzione, in HELLER, L’Europa e il fascismo, Foligno, 2023;
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