Page 19 - Cesare Borgia - Il lato oscuro della digitalizzazione. I comportamenti fiscali scorretti posti in essere dalle imprese digitali - IANUS: Diritto e Finanza - Quaderni 2023
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IANUS - Quaderni 2023 ISSN 1974-9805
Viene, quindi, considerata di primaria importanza un’azione comune per tutto
il mercato interno con l’obiettivo di garantire un’applicazione coordinata delle
regole riguardanti la tassazione dell’economia digitale, evitando che una
regolamentazione frammentata possa generare conflittualità tra le politiche
nazionali, distorsioni e ostacoli fiscali per le imprese europee.
Le due proposte cercano di fronteggiare una serie di problematiche derivanti
sostanzialmente da uno degli aspetti più critici della tassazione dell’economia
digitale: la creazione del valore generata dagli utenti che partecipano ad
un’attività digitale, indipendentemente dal fatto che essi paghino o meno un
corrispettivo per accedere all’interfaccia digitale. Tale previsione si basa sul
principio secondo il quale è la partecipazione dell’utente alle attività digitali
dell’impresa che crea il valore per l’impresa stessa, che non sempre comporta un
pagamento da parte dello stesso (come nel caso in cui gli utenti visualizzino una
pubblicità su un’interfaccia digitale) o che può implicare il pagamento solo da
parte di alcuni utenti (come nel caso in cui l’accesso alle interfacce digitali sia
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permesso a pagamento per alcuni utenti e gratuitamente per altri) .
A livello fiscale, e alla luce dell’immaterialità dei servizi forniti, a risultare di
fondamentale importanza non è il luogo in cui si trovano le strutture fisiche
dell’impresa che fornisce la prestazione quanto, invece, il luogo in cui sono ubicati
gli utenti stessi. Diventa, quindi, necessario stabilire dei criteri precisi ed efficaci
che siano idonei ad individuare il luogo in cui sono effettivamente localizzati gli
utenti quando effettuano l’accesso all’interfaccia digitale e che consentano la
corretta allocazione territoriale del profitto dell’impresa.
Dunque, le motivazioni che hanno condotto alla pubblicazione delle due
proposte di Direttiva si basano sulla necessità di salvaguardare la sostenibilità del
sistema economico e finanziario, dal momento che quest’ultimo – dati i livelli di
crescita delle grandi multinazionali digitali – rischia di essere irrimediabilmente
compromesso.
La proposta europea COM(2018) 148 final cerca di rispondere in maniera
temporanea alle criticità in attesa del raggiungimento di un accordo a livello
internazionale. Sul punto, la Commissione ha specificato che l’introduzione
dell’Interim Web Tax risulta essere fondamentale per evitare che gli Stati membri
procedano individualmente, compromettendo l’unicità del mercato europeo e
generando una frammentazione inaccettabile ed incontrovertibile dello stesso.
Su questa proposta di Direttiva è intervenuto anche il Parlamento europeo con
la Risoluzione del 13 dicembre 2018, proponendo di estendere il campo di
applicazione della direttiva anche alla tassazione delle imprese digitali che
operano nell’UE.
Il Parlamento ribadisce che l’imposta sui servizi digitali è una misura
temporanea in attesa di una soluzione definitiva a livello internazionale. La sua
42 Si veda, anche per approfondire, VALENTE, Web Tax: nel cantiere di Bruxelles, in ispionline.it, 12
settembre 2019.
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