Page 11 - Vincenzo Denicolò - Beni intangibili e potere di mercato
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IANUS n. 27-2023 ISSN 1974-9805
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relativa sia al “se” che al “quando” l’innovazione potrà essere ottenuta .
Ridefinendo l’elasticità dell’offerta di innovazioni in termini della probabilità
scontata, si vede subito che l’elasticità risulta particolarmente bassa nei casi in cui
un maggior investimento in ricerca non influenza il “se” ma solo, e anche questo
in misura limitata, il “quando”.
Possiamo quindi ritenere che i monopoli generati da esternalità di rete siano
tipicamente caratterizzati da un grado di potere di mercato elevato e invece da
una elasticità di offerta di innovazioni piuttosto bassa. Quindi, questi monopoli
difficilmente possono essere giustificati dal punto di vista sociale come necessari
per stimolare l’innovazione. Certamente un certo stimolo viene fornito, ma il suo
costo sociale sembra veramente eccessivo.
Non va sottaciuto, infine, che oggi molti beni intangibili (si pensi alle banche
dati e al loro possibile sfruttamento da parte delle piattaforme) possono essere
usati come strumenti che consentono, o facilitano, pratiche discriminatorie, come
nel caso delle banche dati e degli algoritmi, con cui le imprese profilano i loro
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attuali e potenziali clienti, o manipolatorie . Il che accentua la gravità dei
problemi distribuitivi che, come abbiamo visto in questo paragrafo, affliggono
tutte le scelte in tema di protezione degli intangibili.
5. Conclusioni
Abbiamo visto che i beni intangibili possono essere fonte di potere di mercato,
e ci siamo chiesti se questo potere sia giustificato. Abbiamo distinto tre categorie
di beni intangibili: brevetti, diritti d’autore ed esternalità di rete. Tutte e tre
garantiscono posizioni di monopolio a certi innovatori. Il problema è se questi
monopoli siano un prezzo ragionevole che la società paga per incentivare l’attività
innovativa, o se non siano invece eccessivi.
Nel dibattito pubblico, a finire sul banco degli imputati sono spesso i brevetti.
Ci sono diverse ragioni per questo. Per prima cosa, la nostra immaginazione è
colpita dai margini di profitto astronomici che i brevetti a volte permettono di
realizzare. Per i diritti d’autore non è la stessa cosa: al confronto del prezzo di
certi farmaci, il costo del biglietto del cinema, o il canone di abbonamento alle
televisioni che trasmettono eventi sportivi, sembrano del tutto ragionevoli. Se poi
consideriamo i monopoli creati dalle esternalità di rete, notiamo che spesso gli
utenti non devono sborsare niente di tasca propria, e quindi tendono a
sottovalutarne gli effetti negativi. Inoltre, mentre i diritti di proprietà intellettuale
sono il prodotto di leggi o istituzioni, e quindi sono percepiti come “artificiali”, le
12 Tecnicamente, se si immagina che l’arrivo dell’innovazione segua un processo di Poisson con
hazard rate , e indicando con il tasso di interesse, la probabilità scontata è data dalla formula 1 .
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13 PATERSON et al., The Hidden Harms of Targeted Advertising by Algorithms and Interventions from the
Consumer Protection Toolkit, in 9 IJCLP, 2021, 1.
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