Page 4 - Mario Libertini - Competere e cooperare per generare valore nell’economia degli “intangibili”. A proposito delle teorie sul capitalismo di Haskel e Westlake
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MARIO LIBERTINI
1. Alcune premesse attorno al “capitalismo dell’immateriale”
L’analisi critica dell’attuale fase del capitalismo proposta da HASKEL e
WESTLAKE è incentrata sull’idea che i sintomi di disagio, che si accompagnano
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ad un’indubbia contestuale crescita complessiva della ricchezza materiale
mondiale, sono dovuti al peso crescente del valore che i beni immateriali (intesi
in senso economico e non strettamente giuridico, quindi: conoscenza,
informazione, creazioni intellettuali, ma anche marketing, training, formule
organizzative) hanno acquisito nei processi produttivi. A fronte di questo
fenomeno, che altera le caratteristiche del vecchio capitalismo fondato sulla
prevalenza del ruolo svolto dalle risorse materiali, le nostre leggi e le nostre
istituzioni, nonché in generale la nostra cultura, non sono ancora attrezzate –
secondo HASKEL e WESTLAKE – ad affrontare le novità e a correggere le
disfunzioni che si presentano.
Sul piano analitico, gli scritti di HASKEL e WESTLAKE colgono certamente un
profilo molto importante dello sviluppo socioeconomico del nostro tempo. Le
manifestazioni di disagio, su cui gli Aa. insistono (rallentamento dello sviluppo,
crescenti diseguaglianze, riduzione dei processi competitivi [tema su cui
torneremo], fragilità di fronte a shock esogeni come epidemie e cambiamento
climatico, facilità di diffusione di falsità nell’informazione) sono reali.
Ciò che lascia perplessi è la pretesa degli Aa. di presentare i fenomeni segnalati
come un problema di malfunzionamento interno di un sistema – quello
dell’economia di mercato capitalistica – che rimane valido in assoluto, oltre che
suscettibile di riforme atte a superare le attuali debolezze (gli Aa. si dichiarano
ottimisti, al fondo della loro visione del mondo).
A mio avviso, gli Aa. vedono solo una parte del problema, cioè quello della
necessità di manutenzione/ammodernamento di quella grandiosa Free–market
Innovation Machine (per richiamare il titolo di un famoso libro di BAUMOL ) che è
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stato, ed è tuttora, l’economia di mercato capitalistica. I temi così messi in
evidenza sono reali e importanti, ma l’analisi di HASKEL e WESTLAKE
sottovaluta – a mio avviso – il problema veramente centrale, che è quello della
compatibilità di questa “macchina dello sviluppo” con l’ambiente globale in cui
essa deve operare (cioè, quei problemi cui tenta di dare risposta, se pur ancora
spesso generica ed ambigua, la teoria dello sviluppo sostenibile). Carenza di beni
pubblici essenziali, ineluttabilità di limiti fisici allo sviluppo, incontrollabilità dei
processi demografici (migrazioni di massa), perdita di coesione sociale: sono tutti
problemi che la grandiosa macchina dello sviluppo non è attrezzata a risolvere,
1 I testi di riferimento sono HASKEL - WESTLAKE, Capitalism without Capital: The Rise of Intangible
Economy, Princeton, 2018 (trad. ital., Milano, 2018): ID., Restarting the Future: How to Fix the
Intangible Economy, Princeton, 2022; ID., What Does the Growth of Intangible Capital Mean for
Competition Policy?, ICLE White Paper 2022-03-07.
2 BAUMOL, The Free-Market Innovation Machine: Analyzing the Growth Miracle of Capitalism,
Princeton, 2002.
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