Page 8 - Mario Libertini - Competere e cooperare per generare valore nell’economia degli “intangibili”. A proposito delle teorie sul capitalismo di Haskel e Westlake
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MARIO LIBERTINI





               prioritari  (oggi:  transizione  ecologica  e  salute)  e  svolgere  una  politica  mirata,
               seguendoli coerentemente.
                  In linea con ciò, gli Aa., se da un lato contrastano le sempre risorgenti tesi
               abolizioniste  in  materia  di  proprietà  intellettuale,  dall’altro  propongono  una
               revisione della disciplina della durata dei diritti di esclusiva, con riduzione di
               questa  per  i  settori  maturi  e  un  prolungamento  premiale  per  settori  in  cui  si
               intenda incentivare la ricerca. Idea interessante, che però comporterebbe pesanti
               costi  di  amministrazione  e,  soprattutto,  un’espansione  della  regolazione
               amministrativa dei mercati (praticamente tutti) interessati alla presenza di diritti
               di  proprietà  intellettuale.  Questo  esito  già  si  intravvede  nel  campo  dei  diritti
               d’autore,  a  seguito  delle  recenti  riforme,  e  forse  è  ineluttabile.  Ma  i  rischi  di
               “fallimento della regolazione” non possono essere sottovalutati.
                  Un altro rilievo interessante di HASKEL e WESTLAKE, in materia di proprietà
               intellettuale, riguarda l’eccesso di risorse che viene sprecato nei troppi contenziosi
               che  insorgono  in  materia.  Rilievo  molto  sensato,  ma  anche  qui  difficile  da
               tradurre in pratica, a meno che non si voglia ridurre drasticamente il numero delle
               creazioni intellettuali protette (ciò che gli Aa. non arrivano a proporre).


               5. Qualche notazione conclusiva in tema di c.d. “co-opetition”

                  In  ogni  caso,  la  narrazione  standard,  in  materia  di  p.i.,  non  considera  un
               fondamentale aspetto del successo delle economie capitalistiche: la competizione
               è un fattore di efficienza complessiva di un sistema economico, se e in quanto si
               manifesti non soltanto sul piano dei rapporti fra imprese indipendenti, ma più in
               generale a diversi livelli, da quello individuale (a cui si è accennato in precedenza)
               a quello relativo al confronto fra diversi sistemi territoriali o culturali omogenei
               (distretti,  professioni  ecc.).  Questo  fenomeno  di  competizione  multilivello  si
               manifesta anche a livello mondiale, come confronto fra economie nazionali.
                  È intuitivo che una competizione multilivello non si riduce ad una gara fra
               soggetti indipendenti in un campo delimitato, ma si compone di molti fattori: fra
               questi l’intervento pubblico (regolazione, commesse pubbliche, sovvenzioni) e la
               cooperazione (fra imprese o fra altri soggetti, operanti a diversi livelli).
                  È noto poi che la competizione non è il risultato di un equilibrio naturale di
               rapporti, ma una situazione che dev’essere anzitutto definita come modello ideale
               (vi  possono  essere  tante  concezioni  diverse  di  concorrenza)  e  poi
               permanentemente  sostenuta  e  regolata  dal  potere  politico,  sulla  scorta  di  un
               modello ideale di buon funzionamento della società e dei mercati; e, soprattutto,
               dev’essere sostenuta da un’efficiente organizzazione complessiva della società,
               anche nella sua componente pubblica.
                  Ove queste condizioni si sono realizzate, l’evoluzione dei mercati ha portato
               a una situazione in cui il progresso tecnico e culturale non è frutto del susseguirsi




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