Page 9 - Mario Libertini - Competere e cooperare per generare valore nell’economia degli “intangibili”. A proposito delle teorie sul capitalismo di Haskel e Westlake
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IANUS n. 27-2023 ISSN 1974-9805
di innovazioni occasionali, bensì è divenuto un processo incrementale di
evoluzione complessiva del sistema economico.
In questa prospettiva, è chiaro che la cooperazione (fra imprese, in primo
luogo, ma anche fra imprese e istituzioni diverse) diventa un fattore di efficienza
complessiva del sistema. Il modello della co-opetition, caratterizzato dalla
condivisione di alcune conoscenze e di alcune risorse (e spesso di un know-how di
base) da parte di soggetti che poi agiscono in modo indipendente nei mercati, è
un modello virtuoso, in linea di principio .
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L’analisi di HASKEL e WESTLAKE sulle caratteristiche economiche degli
intangibles rafforza questa convinzione: i beni immateriali hanno caratteristiche
proprie, fra cui la produzione di spill-over e la conseguente difficoltà di godimento
esclusivo, nonché l’attitudine a sfruttare sinergie fra beni immateriali diversi, che
possono fornire la base per favorire una cooperazione efficiente tra imprese
indipendenti.
Si pone però un problema di regolazione della co-opetition, per evitare che dia
luogo a monopoli collettivi. L’esempio più facile e significativo è costituito dagli
accordi di standardizzazione e dallo sviluppo delle organizzazioni relative (SSO,
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SDO ) e degli accordi FRAND obbligatori fra imprese che contribuiscono, con i
loro diritti di esclusiva, alla formazione e allo sviluppo dello standard.
Una significativa esperienza, nella direzione accennata, è fornita dalla
regolazione europea sugli accordi di cooperazione orizzontale fra imprese,
oggetto di nuove linee direttrici della Commissione, pubblicate il 21 luglio scorso.
In particolare, merita attenzione la nuova figura degli “accordi di sostenibilità”.
Tutta questa disciplina si muove su un crinale difficoltoso, in cui si devono
contemperare i guadagni di efficienza derivanti dalla cooperazione con i rischi di
collusione e di discriminazione, nonché con i rischi di ostacolo allo sviluppo di
standard alternativi più efficienti.
7 Il termine co-opetition è stato coniato in un fortunato libro di BRANDENBURGER - B.J.
NALEBUFF, Co-opetition, New York, 1996. Non è entrato nel linguaggio ufficiale delle norme e linee-
guida in materia di concorrenza, ma corrisponde alle ragioni ispiratrici degli orientamenti europei
in materia di accordi di cooperazione fra imprese o di norme nazionali come quelle sui distretti
industriali o sui contratti di rete. A livello divulgativo, cfr., di recente, IMPRODA, A difesa del know-
how. Puntare sulla “coopetiton” per far ripartire le aziende nel postpandemia, in Linkiesta, 7 aprile 2021,
all’indirizzo https://tinyurl.com/483ydb5j.
8 Standard Setting Organizations, Standard Development Organizations.
9 Ossia Fair, Reasonable and Non-Discriminatory.
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