Page 6 - Mario Libertini - Competere e cooperare per generare valore nell’economia degli “intangibili”. A proposito delle teorie sul capitalismo di Haskel e Westlake
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MARIO LIBERTINI





                  A fronte di questa situazione, la soluzione, secondo HASKEL e WESTLAKE,
               non  sta  nell’accentuare  la  pressione  antitrust  sulle  imprese  dominanti,  ma
               nell’attuazione di politiche volte a favorire l’effettiva contendibilità dei mercati,
               cioè l’ingresso effettivo nel mercato di nuove imprese innovative. Questa politica
               dovrebbe essere perseguita con mezzi diversi (dall’incentivo pubblico al controllo
               delle operazioni di concentrazione al rilascio di autorizzazioni in deroga a vincoli
               regolatori).
                  Si  tratta  di  una  linea  di  soluzione  di  non  facile  realizzazione,  anche  se
               certamente meritevole di attenzione.


               3. Incremento della competizione interindividuale e sostenibilità sociale

                  A fronte di questo indebolimento complessivo della concorrenza nei mercati,
               gli  Aa.  notano  un  incremento  eccessivo  della  competizione  interindividuale
               all’interno  delle  aziende,  dovuta  all’affermarsi  di  tecniche  di  misurazione
               (apparentemente) oggettiva della produttività del lavoro di ciascun componente
               dell’azienda  e  all’attenuarsi  dei  rapporti  fiduciari  interpersonali,  su  cui  si
               reggevano le organizzazioni private del passato.
                  Sul tema della (pretesa) eccessiva competizione meritocratica all’interno delle
               aziende,  i  nostri  Aa.  non  propongono  veri  e  propri  rimedi.  Anzi,  sembrano
               influenzati dalla ricca letteratura anti-meritocratica che si è sviluppata di recente
               e che tende a presentare la meritocrazia come un’esaltazione pura e semplice delle
               diseguaglianze e come un gioco a somma zero.
                  Credo  che  questa  analisi  sia  parziale.  È  vero,  probabilmente,  che  l’attuale
               sviluppo delle economie di mercato abbia accentuato fenomeni di competitività
               interindividuale, che pur sono sempre esistiti all’interno delle organizzazioni, ma
               è anche vero che questi fenomeni, nella misura in cui riescano a selezionare le
               prestazioni migliori, si traducono – se le organizzazioni di cui si tratta hanno uno
               scopo lecito e meritevole di tutela  – in benessere collettivo. Il problema della
               meritocrazia, in termini di giustizia, è duplice: assicurare che la valutazione dei
               meriti avvenga con criteri oggettivi e imparziali (come, p.e., avviene in mercati in
               cui i consumatori siano in grado di scegliere liberamente) e garantire poi a tutti
               una  base  di  dignitosa  sicurezza  sociale.  In  ogni  caso,  l’alternativa  reale  alla
               competizione meritocratica è l’organizzazione di tipo feudale della società, che
               tende continuamente a riformarsi .
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                  3   Cfr.  per  tutti,  nell’immenso  dibattito  sul  tema,  CODOGNO - G. GALLI, Crescita  economica  e
               meritocrazia. Perché l’Italia spreca i suoi talenti e non cresce, Il Mulino, Bologna, 2022. Nella letteratura
               giuridica cfr.., p. es., SALERNO, Contributo allo studio del principio costituzionale del merito, Giappichelli,
               Torino,  2020;  CAMERLENGO,  Per  un’interpretazione  costituzionalmente  sostenibile  del  merito,  in
               Federalismi, 4 maggio 2022.

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