Page 4 - Antonio Marinello - La rarefazione della sovranità tributaria dello stato nell’era dell'economia digitale e il progetto della Global Minimum Tax
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ANTONIO MARINELLO
1. Introduzione: l’ordine internazionale della competizione fiscale e i riflessi
sulla sovranità tributaria dello Stato
La competizione fiscale tra Stati costituisce un fenomeno relativamente
recente, che si è andato sviluppando a partire dalla seconda metà del XX secolo,
per poi consolidarsi in via definitiva ed assumere i contorni di un vero e proprio
allarme planetario nel secolo che stiamo vivendo.
In termini essenziali, la concorrenza fiscale tra ordinamenti si manifesta in un
reticolo di rapporti internazionali connotato dall’utilizzo preordinato e consapevole
della leva tributaria allo scopo di attrarre capitali, imprese, investimenti produttivi,
competenze professionali. In tale ottica, fondamentalmente, uno Stato si determina
a realizzare una politica fiscale caratterizzata da una consistente riduzione del
carico tributario, di cui beneficiano in via principale i soggetti a maggiore vocazione
internazionale, prime fra tutte le multinational enterprises (MNEs) .
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Quanto alla riduzione del carico fiscale, si tratta in tutta evidenza, di un
concetto di relazione. Ciò nel senso che, anche a prescindere dalla necessità di
stabilire precisi standards internazionali di riferimento, si tratta di operare
quantomeno una valutazione comparativa rispetto al livello ordinariamente
applicato dai Paesi che esprimono economie di mercato più mature e possono
quindi rappresentare una sorta di benchmark per la tassazione internazionale . La
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presenza di giurisdizioni che applicano un livello di imposizione attrattivo
costituisce così un importante fattore alla base delle decisioni strategiche delle
imprese multinazionali, in ordine alla localizzazione delle proprie attività e alla
dislocazione delle varie entità produttive nei diversi Stati.
Di qui l’innesco di una vera e propria competizione tra ordinamenti per offrire
un habitat fiscale confortevole e conveniente ai soggetti che si affacciano sulla scena
internazionale, competizione che si fonda apparentemente su un calcolo
economico, sull’opportunità di conseguire vantaggi indiretti ed esternalità positive
(quali, ad esempio, l’incremento del livello di occupazione, la maggiore richiesta di
forniture di servizi o di beni agli operatori economici nazionali, la canalizzazione
di investimenti finanziari più ingenti, l’accresciuta percezione nel contesto globale
del proprio sistema produttivo e finanziario come efficiente, ecc.) in conseguenza
della localizzazione delle imprese multinazionali nel proprio territorio.
Considerata sotto questa luce, dunque, la concorrenza fiscale tra Stati
1 Su questo tema, cfr., per gli studi più recenti, PERRONE, Tax competition e giustizia sociale
nell’Unione europea, Milano, 2019, 5 ss.; CARPENTIERI, La crisi del binomio diritto-territorio e la tassazione
delle imprese multinazionali, in Riv. dir. trib., 2018, I, 351 ss.; PISTONE, La pianificazione fiscale aggressiva
e le categorie concettuali del diritto tributario globale, in Riv. trim. dir. trib., 2016, 395 ss.; MELIS, Evasione
ed elusione fiscale internazionale e finanziamento dei diritti sociali: recenti trends e prospettive, in Rass. trib,
2014, 1283 ss.; CIPOLLINA, I redditi “nomadi” delle società multinazionali nell’economia globalizzata, in
Riv. dir. fin. sc. fin., 2014, I, 22 ss.
2 In questi termini, v. soprattutto BORIA, La concorrenza fiscale tra Stati: verso un nuovo ordine della
fiscalità internazionale, in ID. (a cura di), La concorrenza fiscale tra Stati, Milano, 2018, 5.
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