Page 6 - Antonio Marinello - La rarefazione della sovranità tributaria dello stato nell’era dell'economia digitale e il progetto della Global Minimum Tax
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ANTONIO MARINELLO
2. L’estensione globale e gli effetti pregiudizievoli della harmful tax competition
Per quando detto, la concorrenza fiscale “dannosa” esibisce tipicamente un
doppio volto, assumendo una dimensione che è al contempo globale
nell’estensione, e trasversale quanto ai soggetti interessati.
La latitudine globale è l’aspetto più evidente, ingigantito come si vedrà subito
dalla rarefazione del radicamento territoriale delle attività economiche nello
spazio virtuale della rete. Latitudine globale significa che ormai non si tratta più
di un fenomeno circoscritto, destinato a coinvolgere poche giurisdizioni, più o
meno esotiche, riconducibili al novero tradizionale dei c.d. paradisi fiscali.
Attualmente, anzi, la tax competition interessa senz’altro anche le aree più
sviluppate del pianeta, in una corsa al ribasso alla quale partecipano attivamente
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anche Paesi dell’area OCSE e del Vecchio Continente .
L’aspetto “trasversale” si coglie invece se si considera che la concorrenza
fiscale produce effetti che incidono su soggetti e attori assai disparati.
Essa riguarda anzitutto le diverse giurisdizioni statali, dal momento che sono
proprio le differenze e i disallineamenti fra i regimi fiscali dei vari Paesi a
consentire le pratiche più aggressive di erosione della base imponibile, o a
determinare lo spostamento dei profitti da uno Stato all’altro per poter accedere
a regimi di tassazione più favorevoli.
In questi meccanismi, poi, sono frequentemente coinvolti gli apparati delle
amministrazioni finanziarie degli Stati, in quanto alcune tra le forme più
aggressive di concorrenza fiscale si fondano sui rulings fiscali, nei quali proprio le
amministrazioni intervengono in qualità di parte.
La concorrenza fiscale “dannosa” interessa poi, come terminali soggettivi e
destinatari tipici, le multinazionali attive nel mercato globalizzato, prime fra tutte
le entità che operano nella digital economy.
Per tutti gli effetti mediati, infine, si tratta di un fenomeno che coinvolge la
società nel suo complesso, una moltitudine di soggetti che, pur non giocando
alcun ruolo diretto come attori nella concorrenza fiscale, finiscono per subirne le
conseguenze più serie .
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5 Per questi rilievi, cfr. soprattutto CIPOLLINA, I redditi “nomadi” delle società multinazionali
nell’economia globalizzata, 26, che sottolinea la dimensione assunta dalla competizione fiscale in
Europa. Il rapporto OXFAM del 2016 sui paradisi fiscali, del resto, rilevava già che in realtà “alcuni
dei paradisi fiscali che maggiormente contribuiscono alla corsa globale al ribasso sono anch’essi
membri dell’Ocse e del G-20, gruppi di Stati ricchi e potenti”.
6 La dimensione “multilivello” della tax competition viene messa in evidenza con grande lucidità
da PERRONE, Tax competition e giustizia sociale nell’Unione europea, specialmente 9 ss., ove si
sottolineano le implicazioni della concorrenza fiscale sugli assetti sociali dei Paesi che la subiscono,
e le ricadute generalizzate sui contribuenti più esposti.
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