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CESARE BORGIA
vigenza risulta subordinata all’adozione della Direttiva che definisce il concetto
di “presenza digitale significativa” e all’introduzione di una vera base imponibile
comune e consolidata per le imprese europee.
Tuttavia, queste proposte di Direttiva si sono scontrate con il vincolo
dell’unanimità nelle decisioni dell’Unione europea in materia fiscale e, infatti,
non hanno ancora trovato attuazione a causa del mancato raggiungimento della
stessa tra gli Stati membri.
Inoltre, da un lato hanno un perimetro applicativo circoscritto all’Unione
europea, e dall’altro lato, anche all’interno del territorio europeo, si scontrano con
la diversità tra i diversi Paesi anche dal punto di vista delle scelte fiscali.
In questo contesto, Italia e Francia decisero di optare per l’adozione di una
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imposta sui servizi digitali. Sulla stessa scia, si mossero anche Gran Bretagna e
Spagna, anche se il relativo iter risultò rallentato dall’irrompere sulla scena
dell’emergenza da Covid-19.
5. Verso le regole di tassazione OCSE: la global minimum tax
Il 21 ottobre 2021, oltre all’Italia, altri quattro Paesi europei (Austria, Francia,
Spagna e Regno Unito) hanno definito i termini di un accordo transitorio con gli
Usa per il passaggio dalle attuali Digital service tax alla nuova soluzione OCSE che
permetterà di tassare i giganti del digitale attraverso principi comuni. Solo
qualche giorno prima, l’8 ottobre è stato raggiunto lo storico accordo tra 136 Paesi
del Quadro inclusivo dell’OCSE sulla riforma del fisco internazionale per le
società fondato su due pilastri .
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In sostanza, si conviene sull’attuazione di due fondamentali azioni .
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Più nello specifico, il primo pilastro (c.d. Pillar One) della riforma OCSE
redistribuisce verso i Paesi-mercato i diritti di tassazione delle multinazionali che
praticano attività commerciali e guadagnano profitti nel proprio Paese,
indipendentemente dal fatto che abbiano una presenza fisica in loco.
Come è stato osservato , è destinato a trovare applicazione in relazione ai
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grandi colossi dell’economia globale, ovvero le multinazionali (circa 100) che
fatturano oltre 20 miliardi di euro l’anno e con un margine di redditività pari
43 Per approfondire, si vedano CARINCI, op. cit., 4507 ss., in particolare il par. 4 intitolato
“Soluzioni in Italia” e i seguenti; PERRONE, Il percorso (incerto) della c.d. web tax italiana tra modelli
internazionali ed eurounitari di tassazione della digital economy, in Riv. dir. trib. supplemento online, 30
agosto 2019; DI TANNO, L’imposta sui servizi digitali si allinea alla proposta di direttiva UE, in Il fisco, n.
4/2019, in particolare 326 e, dello stesso Autore, Le tasse e le attività digitali, in Rivista di politica
economia “La trasformazione digitale: sfide e opportunità per l’economia italiana”, n. 1-2020, 123 ss.
44 RIZZI, Fisco mondiale, 2 pilastri, in ItaliaOggi, 2 novembre 2021.
45 Per approfondire, si vedano CORDEIRO GUERRA, op. cit., 624 ss.; BORIA, Il progetto Global minimum
tax e la moderna teoria delle fonti del diritto tributario internazionale, in Riv. dir. trib. int., 2021, 55 ss.
46 CORDEIRO GUERRA, op. cit., 625.
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