Page 14 - Marilena Rispoli Farina - Quali lezioni dalle crisi bancarie di marzo? Crolli, timori e riforme
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MARILENA RISPOLI FARINA





               garanzia,  alimentati  con  somme  provenienti  dalle  banche  associate,  sono  in
               primo luogo deputati al rimborso dei depositanti (entro il limite massimo dei
               100mila euro) in caso di liquidazione coatta amministrativa. La disciplina dei
               fondi è stata di recente aggiornata, prevedendo una contribuzione, sia ex ante
               (indipendentemente dalle singole crisi), sia ex post, tramite richiamo di fondi, in
               caso di necessità. Il rimborso dei depositanti, che in astratto sarebbe la funzione
               primaria dei fondi, di fatto è stata utilizzata raramente, in quei pochi casi, cui si è
               accennato, in cui alla crisi non si è trovata soluzione e si è dovuto dare luogo ad
               una vera e propria liquidazione coatta. La soluzione privilegiata è stata sempre
               quella di un intervento preventivo “di sostegno” del fondo, tendente o ad evitare
               la liquidazione coatta tramite una riorganizzazione ed un ritorno in bonis della
               banca, o ad agevolare la cessione di attività e passività ad altra banca. L’attività
               di sostegno, prevista dagli statuti dei fondi, è sempre stata decisa dagli organi del
               fondo,  con  l’approvazione  della  Banca  d’Italia,  in  base  al  criterio  del  “minor
               costo”: in sostanza, l’attività di sostegno è stata posta in essere tutte le volte che il
               rimborso dei depositanti avrebbe avuto per il fondo un costo maggiore (o ben
               maggiore,  come  sarebbe  stato  nella  gran  parte  dei  casi)  rispetto  all’esborso
               necessario per sostenere ed agevolare la cessione di attività e passività ad altra
               banca. L’intervento è stato anche posto in essere dal FITD, ma in casi rari e con
               strumenti più limitati, al fine di operazioni di riorganizzazione bancaria. Tale
               intervento è stato ancor più determinante dopo la cosiddetta “liberalizzazione”
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               dell’apertura degli sportelli bancari .
                  L’intervento preventivo dei fondi ha assunto, nei singoli casi concreti ed in
               relazione alle singole necessità, una molteplicità di forme, tra le quali possono
               ricordarsi le principali: a) la copertura del cosiddetto “disavanzo” di cessione, in
               caso di “patrimonio negativo” della cedente (o comunque di sbilancio negativo
               tra  attività  e  passività  cedute);  b)  il  rilascio  di  garanzie  in  caso  di  prestiti
               subordinati; c) l’acquisizione di parte delle sofferenze della cedente, al fine di
               evitarne il trasferimento alla cessionaria; d) la contribuzione alle spese di cessione
               o  di  altre  attività  connesse  alla  cessione,  nonché  alla  riorganizzazione  e  alla
               riqualificazione degli sportelli ceduti.
                  Prima del noto “caso Tercas”, il quadro era quello delineato. Una situazione che
               per molti decenni aveva dato risultati molto soddisfacenti, risolvendo all’interno del
               sistema  bancario  stesso  le  crisi,  ed  evitando  effetti  negativi  sui  depositanti  e  sul


                  31   Va  ricordato  infatti  che  in  passato,  specie  negli  anni  Settanta  del  secolo  scorso,  la  politica
               restrittiva  dell’Organo  di  vigilanza  in  merito  all’apertura  degli  sportelli  induceva  le  banche  che
               volessero espandersi, anche territorialmente, ad acquisire gli sportelli delle banche in difficoltà, anche
               assumendosene parte delle passività e delle problematiche, costituendo esse in sostanza un “costo”
               dell’acquisizione,  e  venendo  spesso  meno  la  necessità  di  un  intervento  esterno.  In  seguito  alla
               liberalizzazione dell’apertura degli sportelli l’interesse delle banche all’acquisizione degli sportelli di
               una banca in difficoltà è oggi venuta meno, anche a causa della perdita di valore degli sportelli ed ai
               diffusi  fenomeni  di  inutile  sovrapposizione  sulle  medesime  piazze,  per  cui  si  è  reso  necessario
               incentivare il soccorso di una banca in bonis a favore di una banca in difficoltà, o quantomeno ad
               alleviare le problematiche che derivano alla banca cessionaria dall’operazione di acquisizione.

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