Page 24 - Marilena Rispoli Farina - Quali lezioni dalle crisi bancarie di marzo? Crolli, timori e riforme
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MARILENA RISPOLI FARINA
Da parte italiana si sostiene che l’esperienza dei Fondi italiani potrebbe
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offrire importanti spunti ricostruttivi ai fini dell’elaborazione di un framework
comune. Un maggior coinvolgimento dei DGS nella gestione delle crisi, e più in
generale di forme di utilizzo delle risorse interne al sistema bancario,
consentirebbe di relegare gli aiuti di Stato al ruolo di misura di ultima istanza per
la salvaguardia della stabilità del sistema finanziario.
Deve essere ben presente che le diverse opzioni disponibili per il rafforzamento
del quadro normativo per la gestione delle crisi bancarie non devono comunque
far perdere di vista la necessità di un sistema unico di garanzia dei depositi, a
logico complemento della responsabilità condivisa per la vigilanza e la
risoluzione delle banche, secondo il disegno originario dell’Unione bancaria.
10. Le crisi bancarie negli stati Uniti e in Svizzera. Caratteri comuni e difformità
Nel mentre il discorso europeo si sviluppa, – e il modello statunitense di
soluzione delle crisi bancarie appare un referente da considerare – come si è già
esposto in sommi capi , nel corso del mese di marzo del corrente anno, una
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tempesta perfetta ha investito il settore bancario Non solo i mercati finanziari
d’oltreoceano e svizzeri sono stati investiti da violente turbolenze ma anche per
Deutsche Bank, oggetto di attacchi speculativi, si sono presentati problemi che
hanno scosso anche il settore bancario europeo che appariva, grazie alle operazioni
di consolidamento realizzate nell’ultimo quinquennio, solido e “resiliente”.
Alla radice delle due crisi, la prima legata al fallimento di due importanti
banche regionali, SVB e Signature bank, la seconda alle difficolta di Credit Suisse,
possono identificarsi molte componenti ma sicuramente il problema
fondamentale concerne i contenuti e l’esercizio dell’attività di vigilanza. Aver
allentato i freni dell’attività di vigilanza su SVB, è stato sicuramente un grave
errore, in quanto si è sottovalutato che la dimensione di SVB e Signature potesse
avere effetti sistemici. Quanto a Credit Suisse, è ben noto che la Banca aveva
collezionato investimenti sbagliati, perdite, fughe dai depositi e dalle gestioni,
bilanci poco trasparenti e infine l’ingresso di azionisti medio-orientali facoltosi
ma “poco avveduti” . Anche in quel contesto si può dubitare che l’attività di
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vigilanza dell’autorità a ciò devoluta, la SISMA, sia stata repentina ed efficace.
Identificare le ragioni del crollo delle due banche è indubbiamente utile, ma non
rassicura per il futuro. I due clamorosi cedimenti, vicini temporalmente, fanno
intuire che incertezze e nervosismi pervadono il mondo dell’economia. A ben
vedere SVB aveva investito in titoli di Stato americani, che dovrebbero essere sicuri,
mentre Credit Suisse aveva predisposto di recente un aumento di capitale rilevante.
Ma imperizia nella gestione e vigilanza non adeguata hanno scatenato una reazione
47 Così VISCO, Intervento, cit.
48 Si veda, ante, par1.
49 MANCA, Le colpe sono note, in Corriere della sera, 16 marzo 2023, 1
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