Page 18 - Francesco Denozza - I beni intangibili e i problemi della mercificazione
P. 18
FRANCESCO DENOZZA
rinunciare a qualcosa d’altro (ad es. se ho solo una sera libera, devo scegliere dove
andare e, per andare a teatro, devo rinunciare ad andare al cinema).
La questione delle decisioni in materia di protezione dei diritti in materia di
invenzioni è in realtà molto più complessa, e non assomiglia affatto all’infinità di
scelte che un individuo può trovarsi a dover fare tra alternative incompatibili. La
ragione è che le scelte compiute a livello di legislazione brevettuale (non meno di
quelle compiute a livello di legislazione antitrust) non incidono in maniera
uniforme su tutti gli individui che compongono la società .
38
Ciò è del tutto evidente se si considera in primo luogo il rapporto tra potenziali
innovatori e potenziali utilizzatori dell’innovazione. Come abbiamo visto nel
paragrafo precedente, la questione si pone in sostanza nei termini di un semplice
interrogativo: quanto è necessario pagare alle imprese innovatrici, in termini di
diritti di monopolio riconosciuti sulle loro invenzioni, per indurle a continuare ad
innovare? Posta così la questione, è evidente che la scelta di aumentare la
protezione delle imprese innovatrici, aumenta anche il rischio che aumenti
inutilmente la rendita di cui queste imprese possono usufruire. Si tratta in
sostanza di una tassa che i consumatori devono pagare alle imprese innovatrici in
cambio della possibilità di usufruire dei prodotti che incorporano le loro
invenzioni.
Nel paragrafo precedente ho esaminato le ragioni che ostacolano una
appropriata definizione del livello di questa tassa. Qui possiamo rilevare che la
tassa ha anche ovvi e complessi effetti distributivi non solo nei rapporti tra imprese
innovatrici e consumatori, ma anche negli stessi rapporti tra le varie categorie di
consumatori. Uscendo dalla metafora fiscale, possiamo constatare agevolmente,
quanto ai rapporti tra imprese e consumatori, che se la protezione brevettuale
viene estesa eccessivamente, al di là di quanto sarebbe strettamente necessario per
remunerare gli innovatori, i titolari dei brevetti potranno sfruttare la maggiore
protezione contro la concorrenza di terzi assicurata loro dal brevetto, per
pretendere compensi maggiori, con conseguente loro maggiore arricchimento, e
conseguente impoverimento degli utilizzatori.
A ciò si può aggiungere, peraltro, che oltre al potenziale conflitto tra imprese
e consumatori in generale, un altro conflitto di tipo distributivo esiste anche
all’interno della categoria dei consumatori stessi. Non è difficile immaginare
infatti che i consumatori possono avere diversi interessi e diverse preferenze
relativamente a quale sia il livello più opportuno di incentivazione che deve essere
stabilito per le imprese. Venendo al nocciolo del problema, ben possono esistere
consumatori che preferiscono un regime in cui una ridotta protezione degli
38 Come ho cercato di sottolineare in più occasioni: cfr., ad es., DENOZZA, The future of antitrust:
concern for the real interests at stake, or etiquette for oligopolists? in Orizz. dir. comm., 2017, 1; e già prima
ID., Intellectual Property and Refusal to Deal: “Ad Hoc” v. “Categorical” Balancing, in CAGGIANO et al.
(eds), Competition Law and Intellectual Property, Deventer, 2012, 259; ID., Aggregazioni arbitrarie v.
“tipi” protetti: la nozione di benessere del consumatore decostruita, in Giur. comm., 2009, I, 1057.
38