Page 17 - Francesco Denozza - I beni intangibili e i problemi della mercificazione
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IANUS n. 27-2023 ISSN 1974-9805
inventare, ed a portare le loro invenzioni sul mercato. L’artificiosa mercificazione
delle invenzioni, e degli intangibles più in generale, comporta perciò, come ho
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detto, una insolubile confusione tra profitto e rendita .
In definitiva, il modello dominante che afferma la necessità di premiare con
profitti di tipo monopolistico l’attitudine innovativa delle imprese, accetta
esplicitamente la possibilità che le imprese in questione ottengano remunerazioni
superiori a quelle corrispondenti al costo di produzione o al costo opportunità. Se
questo modello viene esteso, come è spesso accaduto di recente nel diritto
antitrust, alla valutazione di tutti i rapporti concorrenziali, l’intreccio tra rendita
e profitto finisce per diventare una caratteristica dell’intero sistema .
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5. Un problema ineludibile: chi paga i costi dell’innovazione?
Un ultimo rilevo riguarda il modo in cui viene di solito impostato il problema
del rapporto tra progresso tecnico e protezione brevettuale delle invenzioni. Nella
corrente impostazione del problema il contrasto tra l’esigenza di non
compromettere eccessivamente il processo concorrenziale, e l’esigenza di
incentivare il progresso tecnico concedendo monopoli agli inventori, viene
presentato (quando viene riconosciuto esistente) come una sorta di “naturale” ed
inevitabile trade-off, che riguarda la società nel suo complesso, come se la società
fosse un singolo individuo. Il problema viene perciò focalizzato sul calcolo
dell’utilità complessiva che può essere ricavata dall’una o dall’altra scelta. Alla
fine, sembra che si tratti solo di stabilire se i vantaggi in termini di progresso
tecnico assicurati da una più intensa protezione del monopolio brevettuale sono
superiori agli svantaggi che derivano dalla corrispondente diminuzione della
concorrenza, o se è vera l’ipotesi contraria.
Presentato in questo modo, il problema finisce per apparire simile a quelli che
un soggetto incontra in una infinità di situazioni in cui per ottenere qualcosa deve
36 Con più anodino linguaggio è stato osservato che «the conceptual distinction between
monopoly rents and the factor share of intangibles may be hard to disentangle». Così CROUZET et
al., The Economics of Intangible Capital, in 36 J. Econ. Perspect., 2022, 43.
37 Molte decisioni (ad es., quelle che applicano il c.d. “as efficient competitor test”, cfr. in argomento
DENOZZA, Consumer welfare e shareholder value) con la scusa di premiare l’efficienza, finiscono in realtà
per assicurare alle imprese dominanti una vera e propria rendita a scapito dei consumatori. Ad es., la
possibilità di praticare sconti di fedeltà, con conseguente induzione delle imprese intermedie, a
rifornirsi solo dal fornitore che applica sconti, assicura a quest’ultimo la possibilità di consolidare il
suo dominio e fa sì che i consumatori siano privati della possibilità di scegliere tra prodotti finali con
componenti del produttore che applica gli sconti e componenti di altre marche. Nessuno vuole
impedire riduzioni generalizzate dei prezzi. Non si vede invece perché si debba pagare una rendita
consentendo al produttore presunto maggiore efficiente, di fare sconti di fedeltà solo a chi si rifornisce
in esclusiva da lui. Con riferimento al noto caso Intel, cfr. COLE, There is no “more economic approach”,
disponibile all’indirizzo https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=4199620.
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