Page 16 - Francesco Denozza - I beni intangibili e i problemi della mercificazione
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FRANCESCO DENOZZA
un rapporto lineare tra l’entità della protezione giuridica dei brevetti e il ritmo di
crescita del progresso tecnico. Non solo non si è in grado di stabilire un rapporto
in qualche modo misurabile tra entità della protezione delle idee innovative ed
entità dell’innovazione, ma non è neppure certo che l’intensificazione della
protezione giuridica delle posizioni di mercato conquistate dalle imprese
innovative produca una intensificazione del ritmo di crescita dell’innovazione. La
ragione, abbastanza evidente, è infatti che una protezione giuridica delle
innovazioni spinta al di là di un certo livello finisce inevitabilmente per
scoraggiare l’innovazione concorrente, con la conseguenza che andranno
perdute, prima di tutto, le innovazioni che i concorrenti del primo innovatore
avrebbero potuto fare se non fossero stati scoraggiati dall’eccessiva protezione al
primo innovatore accordata dalla titolarità del brevetto. Andranno poi perdute
anche le ulteriori innovazioni che il primo innovatore sarebbe stato incentivato a
perseguire se adeguatamente pungolato dalla concorrenza di altre imprese.
In conclusione, considerato che il monopolio brevettuale inevitabilmente
blocca l’uso anche di conoscenze che sono di domino pubblico, considerato che
esso può avere effetti anche su prodotti non brevettati , considerato infine che
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un certo livello di innovazione si avrebbe anche senza la concessione di
monopoli (per secoli l’umanità ha inventato anche senza i brevetti), la domanda
relativa a quanto monopolio dobbiamo concedere, e quindi quanto dobbiamo
sacrificare in termini di concorrenza statica, per ottenere un livello di
concorrenza dinamica che assicuri la quantità di innovazione che vogliamo
ottenere, risulta priva di ogni possibile risposta ragionevolmente fondata .
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Il risultato di tutto ciò è un inestricabile intreccio tra profitto – inteso come
parte della remunerazione necessaria ad indurre l’afflusso della risorsa al mercato
– e rendita – intesa come la parte della remunerazione che l’offerente riesce a fare
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pagare in più . Nel caso delle invenzioni, come abbiamo appena detto, nessuno
è in grado di definire la remunerazione necessaria per indurre gli inventori ad
33 KARAKILIC, Rentierism and the commons: A critical contribution to Brett Christophers’ Rentier Capitalism,
in 54 Environment and Planning A: Economy and Space, 2022, 422; BUCKLEY et al., Rent appropriation in global
value chains: The past, present, and future of intangible assets, in 12 Glob. Strategy J., 2022, 679.
34 Un’autorevole opinione (cfr. BAKER et al., Innovation, intellectual property, and development: A
better set of approaches for the 21st century, CEPR, 2017, 70) ritiene che «Intellectual Property rights are
becoming increasingly badly configured in the developed world, leading to a stifling of innovation,
distortions in the direction of innovation, and a reduction in the benefits which accrue from any
innovation that occurs. Many of these failures arise because there is, especially under currently
prevalent IPR regimes, no clear relationship between the social returns to innovation and the private
returns». Cfr. anche DOSI et al., The Role of Intellectual Property Rights, dove si osserva che «In general,
the private returns to innovation with intellectual property are not well-aligned with social returns».
35 La contrapposizione operata nel testo riecheggia definizioni abbastanza diffuse nei trattati di
economia, cfr. ad es. VARIAN, Intermediate microeconomics: a modern approach, 5th ed., New York,
1999, 403, che definisce le economic rent «as those payments to a factor of production that are in
excess of the minimum payment necessary to have that factor supplied». Quella di rendita è però
una delle nozioni anche storicamente più incerte e controverse, cfr. ad es. FINE, The Historical Theory
of Rent and Price Reconsidered, in 22 Australian Econ. Papers, 1983, 132.
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