Page 26 - Carmelita Camardi - "Gigantismo" e disuguaglianze nell'economia dei dati. Appunti sulla governance europea delle relazioni digitali
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CARMELITA CAMARDI





               necessario  bilanciamento  degli  interessi,  e  della  irrinunciabilità  di  una
               eteroregulation, o quantomeno di una coregulation implementata attraverso codici
               di condotta e comunque di esplicitazione trasparente delle policies di azione. Il
               modello si completa attraverso la previsione dell’attività di vigilanza di authorities
               indipendenti .
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                  Il  “digitale”  è  fenomeno  irreversibile  ed  è  fenomeno  del  tutto  instabile,  in
               quanto dotato di capacità intrinseche e per così dire “naturali” di modificare le
               proprie prestazioni e per conseguenza i comportamenti dei soggetti che ne fanno
               uso e i problemi che ne conseguono.
                  Queste  caratteristiche  incidono  profondamente  sulla  impostazione  della
               struttura della regolazione normativa dei servizi digitali, specie se – come fin qui
               si è cercato di illustrare – il mercato dei servizi digitali assume una conformazione
               spiccatamente oligopolistica e connotata dal gigantismo globale dei soggetti che
               rivestono tale posizione.
                  La stessa terminologia fin qui evocata per descrivere tale assetto (non solo) di
               mercato, e il ricorso ad espressioni come “sovranità private” o “schiavitù digitale”
                                                                            51
               non  ha  valore  meramente  retorico  ma  profondamente  teorico .  Essa  vuole
               esprimere  una  duplice  consapevolezza.  La  prima  è  la  già  menzionata
               irreversibilità  del  fenomeno.  La  seconda  è  la  necessità  di  concepire  una
               regolazione  a  tutto  tondo,  che  metta  in  campo  tutti  gli  strumenti  di  cui
               l’esperienza  ordinamentale  moderna  dispone.  Se  le  piattaforme  tecnologiche
               esprimono  un  potere,  il  diritto  deve  esprimere  un  contropotere  adeguato  e
               proporzionato.  E  se  quel  potere  emana  in  una  pluralità  di  direzioni,  che
               trascendono  il  piano  dello  scambio  di  servizi,  anche  la  regolazione  deve
               irrinunciabilmente  espandersi  nelle medesime  direzioni  e  con  una  pluralità  di
               strumenti, capaci di intercettare le più insidiose manifestazioni di quel potere.
                  Ebbene,  io  credo  che  la  strategia  del  mercato  digitale  varata  dall’Unione
               europea  debba  essere  sottoposta  a  critica  alla  luce  di  questi  presupposti,  nel
               metodo e nei contenuti.
                  Sotto  il  primo  profilo,  si  può  esprimere  una  valutazione  tendenzialmente
               positiva  della  pluridirezionalità  dei  provvedimenti  assunti  e  programmati.  La
               circostanza  per  cui  Regolamenti  e  Direttive,  Comunicazioni  e  Linee  guida  si
               indirizzano verso differenti sottosistemi dell’ambiente digitale, dalle piattaforme
               in quanto tali, alla governance dei dati (a sua volta affrontata da molteplici punti
               di vista), all’intelligenza artificiale, ai sistemi di comunicazione, etc., testimonia


                  50  Sul punto rinviamo ancora al bel contributo di STOLZI, Diritto e nuove tecnologie, 726 ss., la cui
               lucida analisi, sia con riferimento al tema del potere delle piattaforme; sia con riferimento a quello
               della  governance,  sviluppa  interessanti  riflessioni  sul  deficit  regolativo  delle  piattaforme  e  sulla
               combinazione di eteronomia e autonomia. Un approccio analogo in  CANEPA, I mercanti dell’era
               digitale, Torino, 2020, in particolare 131 ss.
                  51  Un’analisi altrettanto lucida delle diverse manifestazioni del potere dei “giganti” del web è
               quella che si legge nel citato volume di MANNONI - STAZI, Sovranità.com, 133, in particolare, con
               riferimento al business model praticato da Google.

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