Page 6 - Cristiane Derani - Consumo energetico e produzione alimentare sostenibili nel diritto internazionale
P. 6
CRISTIANE DERANI
fertile, il cambiamento climatico con siccità e pioggia estreme sono cause ed effetti
del movimento che porta alla concentrazione dello spazio dedicato alla
produzione alimentare. L’impoverimento della varietà delle specie vegetali
agrarie è dettato dall’omogeneità che stimola le iniziative produttive a partire dal
4
prezzo delle materie prime . I paesi in via di sviluppo sono particolarmente
sensibili a questa trasformazione poiché la forza della loro bilancia commerciale
dipende dalla produzione agricola.
La forma produttiva attuata è necessariamente ad alto consumo di energia e
di materia. Si assiste ad un massiccio uso di energia, dall’inizio della produzione,
nelle industrie delle materie prime, fino alla tavola del consumatore. Il consumo
di materie prime è elevato e si disperde nel processo produttivo, esaurendone la
capacità di recupero. L’estinzione della biodiversità, l’impoverimento del suolo,
l’acidificazione degli oceani causano un’elevata entropia, ossia la distruzione di
fonti di risorse e, quindi, di ricchezza, che non possono più essere ripristinate. La
materia disorganizzata viene dissipata in energia perduta, dando origine ad un
mondo dal minore potenziale energetico.
L’agribusiness è un sistema ad alto impiego di risorse e consumo di energia,
sia durante la produzione che durante la distribuzione dei suoi frutti. Inizia in
azienda e prosegue in tutte le fasi per rendere il cibo commestibile e accessibile ai
consumatori di tutto il mondo. Il consumo di energia e le esternalità non ricadono
direttamente sui costi della produzione attuale, ma sono proiettati nel futuro,
poiché le colture future dovranno fare i conti con costi aggiuntivi, quali la ricerca
di nuove fonti energetiche, la ricostruzione del suolo, la gestione dei terreni e della
scarsità d’acqua.
Infatti, mentre le altre forme di produzione agricola permangono, sia per
soddisfare le necessità di piccole regioni che le necessità di approvvigionamento
alimentare diretto, la maggioranza delle terre coltivate occupate ha assunto
l’aspetto e la logica delle grandi aziende. L’economia globalizzata richiede la
concentrazione del capitale e la specializzazione della produzione. Nel campo
delle colture, la crescente domanda di cibo e di biomassa ha richiesto alle regioni
industrializzate di portare i propri raccolti più lontano, consolidando una rete di
relazioni commerciali ben oltre il proprio territorio. Sembra necessario
considerare due elementi essenziali: uno economico e l’altro ecologico, che
annullano l’apparentemente vantaggiosa convenienza degli scambi commerciali.
In termini di vantaggi comparati, per uno Stato, la concentrazione delle sue
esportazioni di materie prime come cereali e altri prodotti agricoli limiterà ab initio
i profitti nel caso in cui acquisisca i prodotti industrializzati dall’estero. Inoltre,
sarà necessario un continuo aumento della produzione per alleviare il peso
negativo della bilancia commerciale. Al contempo, verrà offerto anche un aiuto
da parte del governo sotto forma di sussidi, di concentrazione del credito in
infrastrutture come strade, porti ed elettricità. In aggiunta, poiché la produzione
4 Secondo la FAO, il 95% del fabbisogno umano di cibo è soddisfatto da 30 specie coltivate.
140