Page 9 - Cristiane Derani - Consumo energetico e produzione alimentare sostenibili nel diritto internazionale
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IANUS n. 28-2023                       ISSN 1974-9805





                  Pertanto,  la  sostenibilità  dell’attività  produttiva  si  potrebbe  ottenere
               influenzando la qualità e la quantità della perdita generata. Considerando, cioè,
               che  nessuna  attività  è  possibile  senza  definitivi  cambiamenti  nell’ambiente,
               bisogna  verificare  quali  cambiamenti  vengono  meglio  assorbiti  e  quanto
               cambiamento può essere tollerato. Tali considerazioni sono importanti per evitare
               che la parola “sostenibilità” induca le persone a credere che si tratti di un gioco a
               somma  zero.  Questa  convinzione  sarebbe  lontana  dalla  comprensione  del
               movimento reale di energia e materia, dalla semplice logica meccanica degli input
               e degli output, con calcoli aritmetici di quanto è possibile trasformare e quanta
               produzione  di  rifiuti  è  possibile  generare  e  assimilare  senza  danneggiare
               l’ambiente. Allo stesso modo, l’espressione “energia rinnovabile” è fuorviante
               perché dal punto di vista della termodinamica non c’è rinnovamento energetico
               perché una volta dissipata, l’energia non si riproduce.
                  L’espressione  “energia  rinnovabile”  suggerisce  che  la  fonte  energetica  può
               essere utilizzata per più tempo e più volte perché il processo di dissipazione non
               porta direttamente all’esaurimento delle sue fonti, come accade per il petrolio. Per
               questo  motivo,  l’energia  solare  ed  eolica  sono  classici  esempi  di  energia
               rinnovabile perché le loro fonti sono inesauribili. Tuttavia, si pone la questione
               fondamentale  se  l’energia  generata  sarà  rinnovabile,  cioè  capace  di  essere
               riprodotta all’infinito come la fonte energetica. La risposta a questa domanda è
               negativa. Anche se l’uso dell’energia solare ed eolica è ottimizzato, il suo utilizzo
               per l’aumento dei prodotti usa e getta, l’inserimento di sostanze chimiche nel
               suolo,  nell’acqua,  nel  cibo  e  indirettamente  negli  esseri  umani  ostacola  il
               rinnovamento  degli  stati  precedenti,  diminuendo  sostanzialmente  l’idea  di
               sostenibilità. Pertanto, la sostenibilità dell’energia va ricercata nel suo utilizzo, al
               di là della considerazione della fonte energetica .
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                  L’economia moderna si è evoluta nel corso di due secoli, sulla base di una
               concezione  meccanicistica  del  movimento  delle  risorse  e  dei  prodotti.  La
               convinzione era che questo movimento sarebbe stato reversibile. Tuttavia, senza
               passato, senza futuro, senza confini storici, geografici, culturali o ecologici e in
               una  completa  astrazione  dal  movimento  concreto  di  materia  ed  energia,  la
               produzione  economica  ha  dato  vita  a  processi  sconsiderati  e  irreversibili.  Ha
               espropriato  il  futuro  dell’accesso  alla  materia  e  all’energia,  ha  rimodellato
               l’ambiente disponibile, lo ha impoverito e ha relegato a reminiscenza allegorica
               la diversità e la disponibilità di materia ed energia che non eguaglieranno mai la

                  7   Intervenendo  alla  Giornata  Mondiale  per  la  Lotta  alla  Desertificazione  (17/06/14),  il
               Segretario Generale, Ban Ki-moon, ha dichiarato: il mondo sta perdendo 24 miliardi di tonnellate
               di suolo a causa dell’erosione, mentre 2 miliardi di ettari di terreno sono degradati, minando gli
               sforzi per combattere la desertificazione, aumentare la produzione alimentare e combattere la fame,
               che colpisce 842 milioni di persone. E questo mentre sprechiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo,
               che  basterebbe  a  sfamare  2  miliardi  di  persone  (Organizzazione  delle  Nazioni  Unite  per
               l’alimentazione e l’agricoltura, FAO - ONU, 7-5) e la cui produzione genera emissioni di gas serra
               che  incidono  negativamente  sul  clima,  che  sono  una  delle  principali  cause  di  erosione  e
               desertificazione.

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