Page 8 - Cristiane Derani - Consumo energetico e produzione alimentare sostenibili nel diritto internazionale
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CRISTIANE DERANI
Sulla base di questa valutazione, si deve riconoscere che alle comunità umane
è data la possibilità di appropriarsi della natura. Questa appropriazione viene
effettuata in un modo diverso a seconda della cultura e della storia di ogni
comunità. Non è un’attività produttiva, nel senso di creazione ex novo. Si tratta di
una riproduzione, basata sul prelievo di risorse e sul loro impiego nel progetto
sociale di produzione di beni, che può essere qualificata come più o meno
efficiente a seconda del fatto che tali fonti di riproduzione restino a disposizione
della società con il miglior utilizzo e il minor costo sociale, ecologico ed
economico.
L’energia è alla base dell’organizzazione umana. Il modo in cui gli esseri
umani la acquisiscono e la utilizzano caratterizza ogni organizzazione sociale,
soprattutto il suo processo di produzione economica. Pertanto, qualsiasi
cambiamento strutturale apportato alle fonti energetiche, alla destinazione
dell’energia, alla sua conservazione, dissipazione o riutilizzo, avrà un impatto
sulle strutture dell’organizzazione economica, culturale e sociale.
Gli esseri umani non producono; piuttosto, si appropriano e dirigono
materiale ed energia verso fini specifici. In questo processo di trasformazione, ciò
che entra nell’economia è costituito da risorse di valore naturale e ciò che viene
rifiutato è costituito da rifiuti senza valore. Questa differenza qualitativa viene
valutata dall’economista Georgescu Roegen dal punto di vista della
termodinamica. Secondo questa prospettiva, l’energia o la materia che viene
assorbita dal processo economico si presenta in uno stato di bassa entropia
(energia libera utilizzata), ed esce in uno stato di alta entropia (energia trattenuta
in un disordine caotico non riutilizzabile).
In base alla seconda legge della termodinamica, o legge dell’entropia,
l’entropia (cioè, la quantità di energia irreversibile) di un sistema chiuso aumenta
costantemente. In altre parole, l’ordine di questo sistema si trasforma
continuamente in disordine. In tale prospettiva, il costo di ogni impresa biologica
o economica è sempre maggiore del prodotto realizzato. Pertanto, non si può
parlare di equilibrio energetico o di flusso omeostatico di energia e materia. In
termini di entropia, le attività economiche sono necessariamente condotte in
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perdita .
Nessun processo di inserimento energetico è rinnovabile in quanto l’energia,
una volta utilizzata, non può essere riorganizzata man mano che viene dissipata.
Allo stesso modo, la materia utilizzata nel processo produttivo non può essere
riportata alla sua forma primordiale. I minerali che compongono le macchine e i
mezzi di trasporto, le foreste convertite, le specie eliminate, la materia organica
disgregata dalla rimozione delle protezioni, dalla contaminazione o dall’uso
eccessivo del suolo, non possono più essere ripristinati. E tutto ciò che potrà essere
riciclato richiederà ulteriore energia, che verrà dissipata alla fonte e modificherà
irreversibilmente l’ambiente.
6 GEORGESCU-ROEGEN, Degrowth: Entropy, Ecology, Economy, 2013, San Paolo, 60
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