Page 11 - Mariano Robles - Alla (ri)scoperta di un (inedito) evergreen: CSDDD, finanza strutturata "sostenibile" e diritti "secondi"
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IANUS n. 29-2024                       ISSN 1974-9805





               5. Incidenze «ambientali» nella fase attuativa

                  Invero, in ragione della tipica funzione di «intermediario», la banca è soggetto
               certamente capace di recepire le istanze provenienti dal mondo del risparmio e
               delle parti, in generale, “portatrici di interessi” (c.dd. stakeholders) nei “conflitti”
               ambientali, per indirizzarle verso il circuito imprenditoriale .
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                  Molteplici si appalesano, non a caso, le (nuove) modalità tramite le quali gli
               istituti  bancari  possono  “condizionare”  l’ambiente:  come  «investitori»  (scil.,
               sostenendo in via preferenziale investimenti ad alta finalità ambientale), come
               «finanziatori»  (scil.,  elaborando  prodotti  innovativi,  in  grado  di  incentivare  lo
               sviluppo  sostenibile),  come  «valutatori»  (scil.,  stimando  rischi  e  opportunità
               ambientali proprio nell’ambito dell’operazione in discorso) .
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                  Il  recente  ingresso  di  considerazioni  “ambientali”  nelle  prassi  creditizie
               sembra,  del  resto,  in  linea  con  quanto  previsto  dagli  accordi  internazionali,
               sottoscritti in varie tappe a Basilea, che si propongono – come meglio si vedrà –
               di  elevare  la  solidità  del  sistema  interbancario,  convogliandolo  verso  migliori
               tecniche di misurazione e controllo dei rischi .
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                  Ne segue che, dall’analisi di taluni parametri environmental compliance, rilevanti
               per una gestione ottimale, emerge come la banca sia tenuta a introdurre la c.d.
               variabile ambientale per ridurre i propri “impatti”, soprattutto, nella concessione di
               finanziamenti, nello sviluppo di nuovi prodotti finanziari allo scopo di incentivare
               investimenti  in  «tecnologie»  a  basso  impatto  ambientale,  nonché  ad  adottare
               sistemi di gestione ambientale, favorendo la condivisione di una coerente policy
               con ciascun operatore economico cliente, e assistendo i risparmiatori verso “scelte
               di  portafoglio”  quali,  ad  es.,  i  c.dd.  “Fondi  verdi”  (oggi  quotati  sul  mercato
               statunitense tramite DJSI – Dow Jones Sustainability Indices) .
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                  È, del resto, agevole comprendere quali siano le ripercussioni connesse alla
               (gestione interbancaria della) “variabile ambientale”, poiché i costi dovuti alle

                  24   Su  cui,  v.  M.  BAGELLA  e  F.  BUSATO,  Defining  Green  Finance  and  Green  Intermediaries,  in
               Bancaria,  2011,  pp.  14-16.  Com’è  noto,  dai  primi  anni  Novanta  del  secolo  scorso  si  è
               progressivamente diffusa la figura della c.d. «banca etica», che tra gli specifici “campi d’elezione” si
               prefigge  proprio  il  miglioramento  dell’ambiente:  sul  superamento  dell’interpretazione
               esclusivamente “utilitaristica” ascrivibile alla rilevanza (teorica) del «mercato del credito», v. amplius
               F. CAPRIGLIONE, Cooperazione di credito e finanza etica, in Banca borsa tit. cred., 1997, I, p. 21; nonché
               L. VIGANÒ, La banca etica, Roma, 2001, passim.
                  25   In  generale,  cfr.  A.  LOLLI,  L’amministrazione  attraverso  strumenti  economici.  Nuove  forme  di
               coordinamento degli interessi pubblici e privati, Bologna, 2008, p. 25 s.; nello specifico, qui in rilievo, cfr.
               G. MASTRODONATO, Gli strumenti privatistici nella tutela amministrativa dell’ambiente, in Riv. giur. amb.,
               2010, p. 707 ss., spec. § 4.
                  26  Cfr. C. CATTANEO, M. MODINA, Basilea 2 e PMI. Impatti sulla gestione e sulla relazione banca-
               impresa, Milano, 2006. V. anche, infra, § 9 e nota 48.
                  27   Per  l’esperienza  nazionale,  cfr.  D.  VANDONE,  Il  mercato  italiano  dei  fondi  di  investimento
               socialmente  responsabili,  in  Banca  impr.  soc.,  2004,  pp.  147-175;  vi  sono  tornati,  R.  ADAMO,  D.
               FEDERICO, A. NOTTE, Ecological finance and ethic/environmental mutual funds, in Bancaria, 2011, pp.
               81-95.

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