Page 6 - Elena Bindi, Elia Cremona - La regolazione delle grandi piattaforme digitali
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ELENA BINDI, ELIA CREMONA
giuridica esclusivamente imperniata sulla “necessità” del trattamento per
l’esecuzione del “contratto” con l’utente [ex art. 6, par. 1, lett. b)], Meta ha
semplicemente riconvertito la base giuridica del trattamento per la quasi totalità
dei suoi servizi applicando la lettera f) della medesima norma (i.e. trattamento
necessario per il perseguimento di un legittimo interesse del titolare del
trattamento). Ben poco è cambiato nella sostanza economica e, per di più, ciò
rischia altresì di determinare una contrazione degli strumenti di empowerment
dell’utente nei confronti della piattaforma.
Insomma, come avverte Katharina PISTOR , la regolazione può talora non solo
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mancare lo scopo, ma addirittura trasformarsi in una infrastruttura per i soggetti
regolati utile a consolidare le proprie posizioni di forza. Nelle pagine che seguono,
perciò, si tenterà di avanzare alcune riflessioni di ordine teorico sulla regolazione
del paesaggio digitale, analizzando pro e contra delle principali soluzioni sino ad
oggi sperimentate.
2. A chi spetta e chi è in grado di dettare le regole nel mondo digitale?
Secondo l’impostazione classica, la regolazione economica nasce come il
tentativo di correggere i “fallimenti del mercato” (market failures) con strumenti di
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intervento e misure correttive di tipo autoritativo (command and control) . Così, il
soggetto pubblico smette di osservare l’azione autoregolativa della mano
invisibile del mercato e interviene a correggere le distorsioni della concorrenza o
le inefficienze del sistema (asimmetrie informative, esternalità, incorretta
allocazione degli incentivi).
Nell’era digitale, la fioritura – in brevissimo tempo – di interi nuovi circuiti
economici e il generale innalzamento del livello di benessere apportato dalle
nuove tecnologie potrebbe sulle prime far legittimamente dubitare del fatto che
occorra intervenire tramite strumenti di regolazione pubblica. Anzi, da più parti
si sostiene che proprio la sostanziale deregolazione del web ne ha consentito la
prosperità, sicché, come sosteneva John Stuart MILL nel celebre saggio On Liberty,
la mancanza di sostanziali ricadute negative delle azioni di un soggetto
economico sul benessere degli altri soggetti negherebbe qualsiasi giustificazione
etica all’interferenza della società .
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9 PISTOR, The Code of Capital. How the Law Creates Wealth and Inequality, Princeton University
Press, 2019, recensito da A. SANDULLI, Il diritto quale infrastruttura per i poteri privati? A proposito di un
libro di Katharina Pistor, in Dir. pubbl., 2021, 999 ss.
10 Cfr. OGUS, Regulation, Legal Form and Economic Theory, Oxford, 1994; BALDWIN - CAVE,
Understanding regulation, Oxford, 1999; KAHN, The Economics of Regulation – Principles and Institutions,
Boston, 1998; STIGLITZ, Economics of the Public Sector, New York, 1988; NAPOLITANO - ABRESCIA,
Analisi economica del diritto pubblico, Bologna, 2009, 63 ss.; D’ALBERTI - PAJNO, Arbitri dei mercati. Le
autorità indipendenti e l’economia, Bologna, 2010.
11 MILL, Saggio sulla libertà (1858), Milano, 2009, 94 s.
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