Page 15 - Giovanni Chieco - L’armonizzazione soft del diritto privato e commerciale: dai Doing Business Reports al B-Ready
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IANUS n. 29-2024 ISSN 1974-9805
e politiche con cui quest’ultima interagiva e interagisce, condividono percorsi di
formazione e substrati intellettuali e accademici largamente omogenei, che quasi
sempre includono una solida preparazione nelle materie economiche presso le
migliori università di lingua inglese, ove si promuove una visione
dell’infrastruttura giuridica business-oriented e tarata sui pilastri del common law, in
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particolare statunitense . Facendo propria tale visione, i DB l’hanno diffusa e
confermata annualmente tramite l’Ease of Doing Business Ranking il quale,
puntualmente, ha ribadito l’assunto di partenza: la superiorità della famiglia di
common law su quella di civil law .
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Una simile visione ha alimentato l’idea che vi sia sempre ‘una’ soluzione
corretta ai problemi giuridici, valida e utile per ogni economia del mondo. Di qui
il famoso approccio “one size can fit all” (‘una taglia per tutti’) tipico dei DB, per il
quale le best practices individuate dai Reports per favorire gli affari possono essere
implementate e funzionare bene ovunque, con buona pace della varietà di sistemi
economici, tradizioni, livelli di sviluppo, contesti linguistico-cultural-normativi
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dei paesi di ricezione . Da ciò, assieme all’adozione di una prospettiva
partecipativo-impositiva, in forza della quale le necessità di quel determinato
sistema sono pre-individuate in modo chiaro e definito, il copioso numero di
trapianti giuridici promossi tramite i DB, ove il modello che viene prospettato
come desiderabile è decontestualizzato e presentato come facilmente smontabile,
esportabile e rimontabile in qualsiasi luogo del mondo, e utile a qualsiasi
bisogna .
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37 Cfr. INFANTINO, Numera et Impera, 216-224; SANTOS, The World Bank’s Uses of the Rule of Law
Promise in Economic Development, in TRUBEK - SANTOS (a cura di), in The New Law and Economic
Development: A Critical Appraisal in Cambridge University Press, 2006, 253-300, 296-297.
38 Il ranking dei primi dieci posti, aggiornato al maggio 2019, è il seguente: Nuova Zelanda,
Singapore, Hong Kong, Danimarca, Korea, Rep., Stati Uniti, Georgia, Regno Unito, Norvegia,
Svezia. La Germania è al ventiduesimo posto, l’Austria al ventisettesimo, la Francia al
trentaduesimo, l’Italia al cinquantottesimo. Si v. https://archive.doingbusiness.org/en/rankings.
In contrasto con la ‘superiorità economica’ del common law vi è il fatto che, stando ai dati della stessa
WB, il PIL dell’insieme mondiale delle giurisdizioni “civilistiche” (sono incluse oltre che il
continente europeo, il Giappone, l’America Latina, e la Cina) ammontava ad oltre 29 000 miliardi
di USD contro i 19 000 miliardi USD di common law. Nonostante detta evidenza, nel pensiero
mainstream si perpetua la visione che i sistemi di civil law sono dei meri rule takers e che il diritto a là
common law sia veicolo di benessere, giustizia e prosperità economica. Si v. BUSSANI, Il diritto
dell’Occidente. Geopolitica delle regole globali, Milano 2010, 65; la classificazione delle giurisdizioni è
quella resa disponibile dalla University of Ottawa, a www.juriglobe.ca.
39 Si v. INTERNATIONAL MONETARY FUND - WORLD BANK, Doing Business in 2004: Understanding
Regulation in International Finance Corporation and Oxford University Press, 2004, XVI. Nei DB viene,
quindi, assunto che il modello statunitense sia «the goal of legal convergence, the benchmark and the end
of legal history», si v. MCCORMACK, Why Doing Business with the World Bank May Be Bad for You in
European Business Organization Law Review, 2018, 654.
40 Cfr. FRANKENBERG, Constitutional Transfer: The IKEA Theory Revisited in Journal of International
Constitutional Law, 2010, 563 ss.; MICHAELS, One Size Can Fit All – some heretical thoughts on the mass
production of legal transplantation, in FRANKEBERG (a cura di) Order from Transfer. Comparative
Constitutional Design and Legal Culture, Cheltenham, 2013, 56-57; 62-65.
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