Page 16 - IANUS n. 28 - La rilettura dei paradigmi giuridici tradizionali alla luce dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile
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KATHRYN GWIAZDON
spesso portato a cancellare culture, a sottomettere esseri umani, a creare profonde
disuguaglianze e ad alterare in maniera irrimediabile il suolo, l’aria e l’acqua.
In nome dello sviluppo sono stati messi in atto il colonialismo e
l’imperialismo, l’annessione e l’occupazione, la cancellazione e la “rieducazione”
degli indigeni, l’accaparramento di terre e la distruzione di massa degli habitat. Il
termine sviluppo è stato utilizzato anche per sostenere il patriarcato, il potere di
quei “leader globali” che hanno dato vita alle crisi e hanno ridotto la Terra a
quello che è oggi. Collegare il termine sviluppo a un concetto pieno di speranza
come “sostenibilità” – o prosperità, vita o pace potrebbe indebolire il potenziale
stesso della parola “sostenibilità” .
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L’approccio che in passato ha giustificato le azioni delle persone e degli Stati
motivate dall’esigenza di raggiungere lo sviluppo ha adottato una concezione di
quest’ultimo non particolarmente sostenibile. Ecco perché tale approccio ha
creato insostenibilità. Eppure, questo è il quadro in cui sono stati inseriti gli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile con la speranza che abbiano successo.
Al di là del linguaggio, si assiste anche una crisi della giustizia, dell’autenticità
delle informazioni e dell’assunzione della responsabilità da parte degli operatori
pubblici e privati. Il mondo ha bisogno di norme e di indirizzi che indichino in
modo chiaro cosa ci danneggia. Sebbene gli SDG identifichino le grandi crisi della
nostra epoca, non identificano chi o quali sistemi causano tali crisi. Questo rifiuto
di individuare gli attori ed i sistemi giuridico-politici che causano danni
rappresenta un fallimento del concetto di responsabilità, e quindi, in definitiva,
un fallimento della giustizia. Il fondamento del diritto e degli apparati di
governance è la giustizia, e la giustizia richiede verità. La giustizia richiede
l’identificazione degli attori e dei sistemi che danneggiano, in modo che coloro
che hanno subito danni possano essere risarciti, in modo che i danni futuri
possano essere prevenuti e in modo che coloro che hanno danneggiato possano
essere chiamati a risponderne. Ciò è necessario per la riparazione, per la
soluzione, la riconciliazione o, in altre parole, per uno Stato di diritto efficiente e
sostenibile.
Nel Preambolo degli SDG si legge: «We are resolved to free the human race
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from the tyranny of poverty and want and to heal and secure our planet» .
Tuttavia, l’obiettivo di “curare” e mettere al sicuro il pianeta non può essere
raggiunto senza identificare coloro che hanno causato il danno e senza chiamarli
a rispondere di tale danno. Nel Preambolo si afferma inoltre che lo sviluppo
4 «When you use the frames and language of your opponents, you don’t persuade them to adopt
your point of view. Instead, you adopt theirs, while strengthening their resistance to your
objectives». Si veda MONBIOT, The UK government wants to put a price on nature – but that will destroy it
[online] in The Guardian. [Visto il 13 aprile 2021], www.theguardian.com/ commentisfree/ 2018/
may/ 15/ price- natural- worlddestruction-natural- capital.
5 United Nations, Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development
www.un.org/ ga/ search/ view_ doc.asp?symbol=A/ RES/ 70/ 1&Lang=E.
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