Page 20 - IANUS n. 28 - La rilettura dei paradigmi giuridici tradizionali alla luce dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile
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KATHRYN GWIAZDON
urbana costituisce una forma di sviluppo, la realizzazione di tali strutture in
contravvenzione agli obblighi a tutela dell’ambiente è fonte di danno per l’uomo
e la natura. La protezione ambientale sembra fallire a tutti i livelli di governance,
da quello locale a quello globale. Questo è il quadro giuridico e di governance
all’interno del quale sono stati elaborati gli SDG. Questo è il quadro giuridico e
di governance entro il quale si prevede che gli SDG possano essere attuati con
successo.
L’obiettivo primario del diritto in generale e degli Obiettivi di Sviluppo
Sostenibile, in particolare, coincide, ossia la protezione della vita. Di
conseguenza, anche le sfide e coloro che devono affrontare le sfide dovrebbero
essere allineati. Ci si chiede se la protezione della vita e la promozione della
sostenibilità e dei principi democratici (tra cui verità, giustizia, trasparenza e
governance partecipativa) siano in contrasto con l’attuale struttura di governance.
Ma se così fosse, quale sarebbe l’obiettivo del diritto e della governance moderni
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se non quello di proteggere la vita ? Il diritto deve essere una via verso la giustizia,
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e non un “baluardo dell’ingiustizia” . Troppo spesso sembra che il diritto si trovi
a tutelare interessi confliggenti quando a dover essere protetti sono i soggetti
vulnerabili e coloro che sono privati dei diritti civili, siano essi esseri umani o
elementi naturali.
Nella tutela di questo tipo di interessi appare difficile quantificare il danno,
individuare i responsabili dello stesso e le vittime e applicare alcuni criteri
giuridici tipici. Ad esempio, si consideri quanto sia elevato l’onere della prova nel
caso in cui si voglia dare attuazione al principio di precauzione; in questo caso,
sta alla vittima e non all’autore di una condotta dimostrare il carattere nocivo
della stessa; inoltre, la maggior parte dei danni gravi all’ambiente globale
trascende il criterio di territorialità del danno e, quindi, impedisce l’attribuzione
della responsabilità nell’ambito dei confini di un singolo Stato sul quale
quest’ultimo gode di diritti di sovranità; a questo si unisce l’atteggiamento di
alcuni governi che minano i negoziati internazionali o non ratificano gli impegni
internazionali assunti. Sfortunatamente, tali condotte sono spesso consentite dal
diritto e dalle istituzioni internazionali di governance attualmente esistenti.
Appare quindi difficile attuare con successo gli SDG in questo contesto poiché
sono necessari interventi a portata globale.
I punti deboli del diritto dell’ambiente tradizionale, sia nazionale che
internazionale, sono importanti per comprendere l’approccio degli SDG. Il diritto
ambientale è settoriale poiché pone erroneamente qualcosa di fondamentale e
intersezionale, come l’ambiente, in contrapposizione con altri interessi tutelati da
norme diverse. D’altra parte, il diritto dell’ambiente è antropocentrico poiché
pone gli interessi umani, come lo sviluppo, al centro del diritto e della politica.
14 GWIAZDON, State versus the Environment: the ethical and legal implications for state non- action in
protecting the foundations of life. in Ecological Integrity, Law, and Governance, edito da WESTRA et al.
Londra, Routledge, 2018.
15 SACHS, The Strange Alchemy of Life and Law, Oxford: Oxford University Press, 2009.
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