Page 162 - IANUS n. 28 - La rilettura dei paradigmi giuridici tradizionali alla luce dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile
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ALESSANDRO PELIZZON
Conosciuta come Costituzione “Montecristi” (dalla città in cui fu convocata
per la prima volta l’Assemblea), rappresenta il primo importante documento
giuridico a riconoscere i diritti ecosistemici legalmente applicabili, o diritti della
Natura. In quanto tale, questo documento sta alla prassi di una giurisprudenza
ecologica, come la Earth Jurisprudence di Berry e Cullinan sta alla loro teoria.
L’innovazione costituzionale portata avanti dall’Ecuador è stata presto seguita
da un gran numero di iniziative costituzionali, legislative, giudiziarie e politiche
in molte giurisdizioni. Nel 2010, in seguito al fallimento della Conferenza delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2009 tenutasi a Copenaghen, la
Bolivia organizzò una “Conferenza Mondiale dei Popoli sui Cambiamenti
Climatici e i Diritti della Madre Terra”, nella città di Cochabamba. Tale
conferenza ha portato alla proclamazione della Dichiarazione universale sui
diritti della Madre Terra, un documento le cui aspirazioni ecologiche sono
modellate su quelle più antropocentriche della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani delle Nazioni Unite. Non soddisfatta di un documento meramente
programmatico e dal carattere non vincolante – anche se sottoposto all’esame
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – la Bolivia ha poi incluso, prima,
le considerazioni ecologiche nella sua Costituzione e, poi, ha articolato in modo
più esplicito i diritti degli ecosistemi in due successivi atti legislativi.
Gli esempi dell’Ecuador e della Bolivia sono stati seguiti, in meno di mezzo
decennio, da stati diversi come il Messico (esemplificato dal linguaggio della
Costituzione di Città del Messico), il Brasile (con la legislazione approvata dai
Comuni di Bonito, Paudalho e Florianopolis), il Costa Rica e l’Uganda (con la
legge ambientale nazionale del 2019). Di particolare rilevanza sono stati il Te
Urewera Act di Aotearoa Nuova Zelanda che, nel 2014, ha concesso il
riconoscimento della personalità giuridica alla foresta di Te Urewera a pieno
titolo, e il Te Awa Tupua (Whanganui Claims Settlement) Act, che, nel 2017, ha
dichiarato il fiume Whanganui una persona giuridica, con diritti, poteri ed
obblighi . Molti altri ordinamenti giuridici – come quello dell’Unione Europea,
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della Svezia, del Nepal, della Francia, del Regno Unito, dell’Olanda, della Spagna
e delle Filippine – stanno contemplando l’adozione di disposizioni costituzionali,
nazionali o locali sui diritti della Natura.
Allo stesso modo, in particolare negli Stati Uniti, il diritto delle tribù Indigene
è stato utilizzato per articolare un’intersezione giuridica pluralista attorno ad un
asse eco-giurisprudenziale, con, tra gli altri, il voto della nazione Ho-Chunk a
favore di un emendamento costituzionale tribale nel 2016 sui diritti della Natura,
l’adozione nel 2017 da parte della nazione Ponca del diritto consuetudinario che
riconosce esplicitamente i diritti della Natura e l’adozione della legge sui “diritti
dei Manoomin” nel 2018da parte della White Earth Band della nazione
18 Te Awa Tupua (Whanganui Claims Settlement) Act 2017 (N.Z.) s14(1). In originale: «all [attendant] rights,
powers, duties, and liabilities».
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