Page 7 - Carmelita Camardi - "Gigantismo" e disuguaglianze nell'economia dei dati. Appunti sulla governance europea delle relazioni digitali
P. 7
IANUS n. 27–2023 ISSN 1974–9805
mondo digitale, e la dimensione professionale del suo interlocutore, il service
8
provider, oggi la piattaforma .
Nel secondo caso il tema richiama invece una prospettiva tipicamente di
mercato, di assetto competitivo e regolatoria. L’angolo di osservazione prevalente
coglie l’aspetto massivo dei rapporti di rete, la sproporzione enorme tra
l’insignificante quantità di informazioni che ciascun utente fornisce alla
piattaforma che sta utilizzando e la sterminata quantità di dati che i sistemi di AI
riescono ad intercettare e rielaborare. Nel mezzo ci sono i milioni di utenti,
consumatori o followers, i cui dati per l’appunto vengono introiettati dalla
piattaforma, per trasformarsi da “beni” di per sé privi di valore economico a
cellule di altri beni (dai big data agli stessi sistemi software di elaborazione) dotati
di valore sempre crescente man mano che il processo di trattamento va avanti
guidato da algoritmi sempre più sofisticati .
9
Le disuguaglianze, dunque, prendono forma tra le pieghe di questa vistosa
sproporzione di grandezze, nella misura in cui quest’ultima si atteggia con forme
inedite come potere di mercato non contendibile e perciò idoneo a condizionare
il meccanismo della concorrenza, e al tempo stesso come potente meccanismo
estrattivo, di drenaggio di informazioni dai milioni di persone che le producono,
e poi come potere redistributivo dei risultati del trattamento, secondo una logica
che non necessariamente tiene conto di esigenze di eguaglianza e solidarietà.
Le disuguaglianze, in altre parole, sono l’altra faccia naturale del gigantismo
economico che nasce e cresce nell’economia data driven come effetto inesorabile
della combinazione tra tecnologie della comunicazione e tecnologie digitali. Da
questo punto di vista, esse si presentano non tanto, o non esclusivamente, come
disuguaglianze economiche o di reddito, e nemmeno come disuguaglianze
sociali, di casta o di gruppo; quanto piuttosto come disuguaglianze di potere,
generatrici di uno stato di soggezione diffuso – una sorta di digital slavery – a
scapito di tutti coloro che, avuto accesso a vario titolo ai mercati della società
digitale, non sono più in grado nel tempo di stabilire interlocuzioni sociali
autonome, né di mantenere la propria autodeterminazione. A dispetto della sua
dimensione orizzontale di rete-non gerarchica, l’infosfera popolata dai cittadini
del mondo ha generato i suoi giganti, e questi – alla stregua di Autorità di fatto se
non di diritto – non mancano di mettere in atto unilateralmente tutte le tecniche
di controllo idonee a definire le condizioni di uso delle risorse che circolano in
rete e di cui hanno il potere di “appropriarsi” .
10
8 Per tutti gli aspetti legati a questa dimensione del rapporto tra soggetto interessato e
interlocutore professionale, cfr. i contributi inclusi nel volume di RICCIUTO - SOLINAS (a cura di),
Forniture di servizi digitali, passim.
9 RICCIUTO, Il contratto e i nuovi fenomeni patrimoniali: il caso della circolazione dei dati personali, in
Riv. dir. civ., 2020, 642; GAMBINO - MANZI, Intelligenza artificiale e tutela della concorrenza, in Giur. it.,
2019, 1657.
10 Sulla scia del noto studio di BIANCA, Le autorità private, Napoli 1977, la letteratura utilizza di
frequente queste denominazioni. Cfr. D’ALBERTI, Google e le nuove autorità private: la metamorfosi dal
63