Page 12 - Antonio Marinello - La rarefazione della sovranità tributaria dello stato nell’era dell'economia digitale e il progetto della Global Minimum Tax
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ANTONIO MARINELLO





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               tradizionali senza stravolgerne la cornice sistematica e l’impianto complessivo ;
               dall’altro, l’elaborazione di nuove forme di prelievo, suscettibili di dar vita ad una
               vera e propria “fiscalità del mondo virtuale” . La questione si è posta, in primo
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               luogo, per il commercio elettronico ; non minori spunti di riflessione sono stati
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               sollevati dall’eventuale tassazione della rete in sé, assurgendo internet a luogo di
               interazione sociale e ad ambiente giuridico nel quale sorgono e si sviluppano
               nuove forme di ricchezza .
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                  Particolare  rilievo  assumono,  poi,  specie  per  quanto  qui  interessa,  i  profili
               tributari delle attività svolte dalle grandi multinazionali digitali. Proprio riguardo
               a questi attori economici, la questione si è posta in termini talmente urgenti e
               stringenti da sollecitare un radicale ripensamento delle politiche fiscali sin qui
               adottate dagli Stati.
                  Per  effetto  della  rivoluzione  digitale,  invero,  le  regole  tradizionali  che
               presiedono  alla  tassazione  delle  imprese  sono  state  travolte  e  sono  apparse
               improvvisamente obsolete e inadeguate. I nuovi modelli di business , i mutamenti
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                  22  A ben vedere, l’idea che sta alla base dello status quo approach, ossia dell’intendimento volto
               ad adeguare gli strumenti fiscali esistenti, è fondata sul presupposto che il cyberspazio costituisce
               una mera propaggine del modo fisico, per cui si rende preferibile un intervento meno oneroso, più
               prudente e conservativo. Per questi rilievi, cfr. DEL FEDERICO, La via italiana alla tassazione del web:
               un intervento poco meditato ma dalle condivisibili finalità, in Riv. trim. dir. trib., 2014, 919 ss.
                  23   Cfr.  FEDELE,  Nuove  ricchezze  ed  elementi  essenziali  della  capacità  contributiva  nella
               dimensione postmoderna, in  AA.Vv., Il diritto tributario nella prospettiva del terzo millennio, 18 ss.;
               GALLO, Nuove espressioni di capacità contributiva, in Rass. trib., 2015, 780 ss.; CIPOLLINA, I confini
               giuridici del tempo presente. Il caso del diritto fiscale, Milano, 2003, 289 ss.; CORASANITI, Profili fiscali del
               commercio elettronico, in Dir. prat. trib., 2003, I, 609 ss.
                  24  Sui profili tributari del commercio elettronico, cfr. PIERRO, Beni e servizi nel diritto tributario,
               Padova, 2003, 286 ss.; FICARI, Regime fiscale delle transazioni telematiche, in Rass. trib., 2003, 870 ss.;
               ROCCATAGLIATA, Internet: aspetti giuridici e fiscali del commercio elettronico, Roma, 2001; MARELLO, Le
               categorie tradizionali del diritto tributario, 595 ss.
                  25  Un esempio lampante di questo disorientamento si trova proprio nell’ordinamento tributario
               italiano che, allineandosi peraltro a talune esperienze giuridiche estere, ha cercato di regolare e
               presidiare questi fenomeni con timidi interventi normativi mai entrati in vigore, che hanno portato
               alla predisposizione di svariati progetti e, successivamente, alla previsione di una web tax transitoria.
               Solo  di  recente  l’ordinamento  domestico  ha  elaborato  due  differenti  versioni  di  web  tax:  una,
               attualmente abrogata, relativa alle transazioni digitali; l’altra, ispirata all’esperienza comunitaria,
               concernente  i  servizi  digitali.  Per  questa  tormentata  evoluzione,  cfr.  per  tutti  DELLA  VALLE  -
               FRANSONI (a cura di), L’imposta sui servizi digitali, Milano, 2022, passim.
                  26  Come evidenziato nelle analisi dottrinali più attente, si tratta di modelli di business innovativi
               sotto diversi aspetti, che possono essere ricondotti a svariate forme. Può trattarsi ad esempio di
               piattaforme di social network, tendenzialmente gratuite per gli utenti, ma al tempo stesso in grado di
               fruttare  alle  società  che  le  gestiscono  ingenti  introiti  provenienti  da  advertising,  generalmente
               proporzionati al numero di iscritti o partecipanti (è il caso, per rammentare i più diffusi, di Facebook,
               Twitter, LinkedIn); o di piattaforme di vendita online di beni, in grado di mettere efficacemente in
               relazione venditori e acquirenti a fronte del pagamento di una commissione nei confronti delle
               imprese venditrici (per questa tipologia di imprese, il richiamo obbligato è, tra le tante, ad Amazon
               e  all’omologo  cinese  Alibaba);  oppure  di  piattaforme  attraverso  le  quali  è  possibile  mettere  in
               contatto domanda e offerta di beni e servizi a fronte di una commissione nei confronti dei clienti
               per ciascuna singola transazione (il caso emblematico è ben rappresentato da Airbnb); o, ancora, di

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