Page 70 - IANUS n. 28 - La rilettura dei paradigmi giuridici tradizionali alla luce dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile
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EMANUELA ORLANDO
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o mondiali» . Se da un lato questi processi hanno avuto risvolti positivi in termini
di crescita economica e sociale a livello globale, nonché di maggiori opportunità
di lavoro e trasferimento di competenze e tecnologie per i paesi ospitanti, dall’
altro lato hanno incrementato l’esportazione di esternalità negative in termini di
diritti umani e ambiente. Al tempo stesso, la globalizzazione e la conseguente
ramificazione dell’attività produttive in varie giurisdizioni hanno permesso alle
imprese di sfuggire alla responsabilità per gli effetti nefasti delle loro azioni sulle
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comunità locali .Già a partire dagli anni ’70, l’emergere delle imprese
multinazionali quali attori di primo piano nell’ economia globale è stata
accompagnata da un crescente consapevolezza delle difficoltà e dei limiti
incontrati dagli ordinamenti giuridici nazionali nella definizione e
regolamentazione di questo fenomeno . Da un punto di vista giuridico, si possono
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identificare due diverse categorie di limiti, di carattere dottrinale, che hanno per
lungo tempo impedito al diritto di fornire una risposta efficace rispetto agli impatti
nefasti dei processi produttivi sui diritti umani e sull’ambiente.
Da un lato, ci sono i limiti derivanti dal diritto societario e in particolare dalle
dottrine della responsabilità limitata e con essa il corollario del velo societario.
Oggi le imprese operano in gruppi multinazionali di grandi dimensioni attraverso
una struttura societaria multilivello di incredibile complessità, spesso formata da
decine o centinaia di filiali dislocate in differenti giurisdizioni e organizzate
secondo leggi e modelli societari diversi . Questo fa sì che, seppure il pubblico e
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gli economisti vedano la multinazionale in sé come un’unica entità, per il diritto
si tratta di segmenti giuridici diversi ed indipendenti . A ciò si aggiunge il
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concetto di impresa che si è venuto affermando nei vari ordinamenti giuridici e
che, sulla base dell’idea del primato degli azionisti, identifica l’obiettivo societario
con la massimizzazione del profitto dell’impresa. Questa concezione, pure
oggetto di crescenti critiche da parte della dottrina , mette ancora una volta in
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6 MUCCIARELLI, Ricomporre il nesso spezzato: giurisdizione e legge applicabile alle imprese
multinazionali, in Rivista delle Società, 2021, 350.
7 RUGGIE, Protect, respect and remedy: a framework for business and human rights, in Innovations:
Technology, Governance, Globalization, 2008, 189; HOFMANN, SCHLEPER AND BLOME, Conflict minerals
and supply chain due diligence: an exploratory study of multi-tier supply chains, in Journal of Business Ethics,
2018, 116 e 134.
8 VAGTS, The multinational: a new challenge for transnational law, in Harvard Law Review, 1970, 739.
9 BLUMBERG, Accountability of multinational corporations: The barriers presented by concepts of the
corporate juridical entity, in Hastings International and Comparative Law Review, 2001, 303.
10 KRISHNER, Group companies: supply chain management, theory and regulation in JONGE E TOMASIC
(a cura di), Research Handbook on Transnational Corporations, Cheltenham, Edward Elgar 2017.
11 Vedi in particolare il lavoro di Beate Sjafjell, in cui si afferma il bisogno di sostituire il
paradigma tradizionale con un approccio diverso secondo cui le aziende assumono il ruolo di forza
motrice nella creazione di sostenibilità ed innovazione. In questa prospettiva, l'obiettivo societario
andrebbe ridefinito quale 'la creazione di valore sostenibile all'interno dei confini planetari e
rispettando gli interessi degli investitori e delle altre parti interessati’, SJAFJELL E TAYLOR, Planetary
boundaries and company law: towards a regulatory ecology of corporate sustainability, in Legal Studies
Research Paper n. 2015/11 (University of Oslo Faculty of Law)
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