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IANUS n. 29-2024 ISSN 1974-9805
momento dato.
Che questo sia il paradigma fondamentale del ragionamento lo si deduce proprio
osservando la qualità delle argomentazioni spese dalla difesa di Eni che valgono
ad inquadrare l’attuale non plausibilità dell’intervento statale di coordinamento
delle politiche energetiche ex art. 41,3° co. Cost., tra le quali spicca l’argomento
denominato “trilemma energetico”.
7. Il trilemma energetico
Il c.d. trilemma energetico si riferisce alla necessità che la politica energetica
garantisca allo stesso tempo tre obiettivi: energy security, ovvero la possibilità di
garantire la disponibilità fisica ininterrotta di energia; energy affordability and
competitivness, ovvero la possibilità di garantire la disponibilità di energia a prezzi
accessibili e sostenibili per i consumatori; environmental sustainability, ovvero la
necessità di minimizzare gli impatti ambientali dei sistemi energetici .
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Alla luce di questo triplice obiettivo, all’impresa produttrice non resterebbe che
conformarsi ad un intervento dello Stato rivolto a realizzare una coattiva
riduzione dei consumi finali – quelli insomma di famiglie, imprese private e
settore pubblico – il che costituisce un obiettivo, intuitivamente, di là della portata
dell’impresa produttrice. Non fosse altro che l’attuale congiuntura che l’impresa
produttrice si trova invece a fronteggiare dimostra, invece, che il sistema risulta
caratterizzato da una crescente domanda energetica da soddisfare a “prezzi
accessibili”.
Considerata anche l’assenza di infrastrutture e tecnologie idonee a
sostenere soluzioni alternative che consentano l’equo accesso all’energia
sostenibile (il riferimento sottinteso è alla produzione di energia nucleare),
l’eventualità che al giudice si riconosca il potere di imporre, in maniera
coercitiva, alle imprese di modificare le proprie linee produttive in senso più
sostenibile, si tradurrebbe di fatto nell’acquisizione della fetta di mercato
lasciata scoperta dall’impresa da parte dei concorrenti e, quindi,
nell’invarianza dei livelli di emissione, il tutto sempre per sovrana decisione
dei consumatori i quali, magari poco virtuosamente, fanno il loro mestiere
andando alla ricerca di prezzi più bassi.
A tali condizioni, non resta che affidarsi al mercato concorrenziale per la sua
capacità di premiare le imprese che avranno individuato il bilanciamento ottimale
tra remuneratività della produzione industriale di energia e utilizzo di energie
rinnovabili invece che di fonti fossili, essendo onere dell’impresa, individuare, alla
luce del feedback dei processi di mercato, il bilanciamento tra i corni del trilemma
33 Su cui v. P. D’ERMO, A. ROSSO, La transizione energetica tra de-carbonizzazione, decentralizzazione
e digitalizzazione, in G. De Maio (a cura di), Introduzione allo studio del diritto dell’energia, Editoriale
Scientifica, Napoli, 2019, p. 9.
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