Page 11 - Carlo Valenti - I confini spazio-temporali del lavoro alla prova della digitalizzazione: potenzialità e rischi del modello “anytime, anywhere, any device” - IANUS: Diritto e Finanza - Quaderni 2023
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IANUS - Quaderni 2023 ISSN 1974-9805
interessata la dimensione sociale dell’organizzazione del lavoro, che viene
concepita secondo una logica individuale e basata sul coordinamento asincrono
tra i lavoratori per la condivisione delle informazioni e il conseguimento degli
obiettivi aziendali.
Ad ogni modo, simili cambiamenti non possono che comportare un aumento
dell’incertezza, soprattutto con riguardo ai profili regolatori nell’utilizzo di tali
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tecnologie e alle relative responsabilità datoriali . Del resto, la graduale
dematerializzazione della dimensione spazio-temporale del lavoro – proprio
come riscontrato per la regolazione del lavoro agile – contribuisce a rendere più
complessa l’applicazione delle tradizionali tutele dei lavoratori in un luogo
diverso da quello dell’impresa: dall’adeguatezza delle previsioni in materia di
salute e sicurezza e al corretto bilanciamento tra tempi del lavoro e di vita
personale, «la crescente diffusione di luoghi e spazi di lavoro flessibili e tecnologie
digitali mobili può aumentare il rischio di incidenza di disturbi muscoloscheletrici
e fisici legati ad ambienti di lavoro che non sono ergonomicamente adatti sui
quali, tra l’altro, i datori di lavoro hanno uno scarso controllo» .
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In tale prospettiva, l'accelerazione dei processi di remotizzazione del lavoro è
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stata altresì sospinta dalla frenetica diffusione delle piattaforme digitali , che
hanno contribuito a destrutturare in modo ancor più netto la dimensione spazio-
temporale del lavoro e a rilegarla a un contesto sempre meno fisico. Sebbene
infatti lo smart working si svincoli dai consueti luoghi e tempi di lavoro e comporti
il trasferimento dell’attività lavorativa in un ambiente esterno all’impresa –
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solitamente, ma non necessariamente, coincidente con l’abitazione – e
all’interno di fasce temporali più ampie, la modalità di lavoro agile non sembra
caratterizzarsi per un distacco totale dalla fisicità della prestazione lavorativa.
Al contrario, le piattaforme digitali – definibili in generale quali «infrastrutture
hardware o software in grado di mettere in connessione tra loro una moltitudine di
soggetti e sistemi complessi di dati utilizzando apps mobili o siti web, con
l’obiettivo di fornire servizi e strumenti tecnologici» – portano l’attività
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lavorativa in un piano sempre meno fisico e più informatizzato, assumendo a
42 Si rimanda ai contributi contenuti in: BELLAVISTA - SANTUCCI (a cura di), Tecnologie digitali,
poteri datoriali e diritti dei lavoratori, Torino, 2022.
43 Così: FERRARA, Dalla misurazione alla percezione del tempo di lavoro: riflessioni in tema di time
management e valutazione dei nuovi rischi psico-sociali al tempo della digitalizzazione del lavoro, cit., 89.
44 Sulla diffusione dei diversi modelli di piattaforme digitali, si veda: ILO, Digital Platforms and
the World of Work in G20 Countries: Status and Policy Action, Geneva, 2021, 6 ss.
45 Sulla questione della domiciliarizzazione si veda: D’ONGHIA, Lavoro agile e luogo del lavoro:
cosa ci ha insegnato la pandemia?, cit., 8 ss. Si rimanda inoltre a ROMAGNOLI, Verso la normalizzazione
del lavoro a distanza, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2021, 416, laddove afferma che «il luogo della
prestazione di lavoro finirebbe per configurarsi a stregua di una cellula organizzativa dell’impresa
persino nella più frequente delle ipotesi: quella in cui lo smart worker lavora in casa propria».
46 Per una definizione si veda: BRINO, Voce Piattaforme digitali di lavoro, in BORELLI - BRINO -
FALERI - LAZZERONI - TEBANO - ZAPPALÀ, Lavoro e tecnologie. Dizionario del diritto del lavoro che cambia,
Torino, 2022, 163-167.
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